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Meraviglie della Cabalà
Tratto dal fascicolo:- Introduzione alLa Cabalà. (I° parte)
L'ETÀ MESSIANICA
Per grazia di Dio facciamo parte di una generazione chiamata a partecipare
a quello che potrebbe essere il più importante dei cambiamenti della
storia dell’umanità. Nonostante il preoccupante fenomeno di progressiva
decaduta del livello di coscienza spirituale e morale, con la disintegrazione
dei valori religiosi e spesso anche umani della società, diventa sempre
più evidente la presenza di un movimento opposto a ciò, un movimento
di evoluzione e di ascesa. Un numero via via crescente di persone in ogni angolo
del globo (specie nei paesi più industrializzati) mostra i segni di un
risveglio di interessi spirituali, di rinnovata ricerca del Divino, di valori
trascendenti e non soltanto contingenti. Pur se sovente tale ricerca si dirige
in direzioni fasulle, e viene strumentalizzata da falsi maestri, una volta in
movimento la coscienza delle persone continua a crescere, e prima o poi arriverà
alla verità.
Tutto questo movimento è fortemente ispirato dalla visione e dalla speranza
di raggiungere presto un livello di intesa, di tolleranza e di fraternità
tra i popoli, tale da scoraggiare l’eventualità di altre guerre
a dimensioni mondiali. Ne ci dobbiamo perdere d’animo pensando all’esiguità
numerica di tale movimento, poiché è noto dalla storia come i
salti di qualità più importanti per l’umanità siano
sempre incominciati all'interno di una minoranza ristretta di persone, che agiscono
come catalizzatori alchemici sulle masse. Un numero via via crescente di persone
sente che stiamo arrivando alle soglie dell'Età Messianica. Nella terminologia
moderna, il nostro periodo storico è noto col nome di Età dell'Aquario,
innanzi tutto a motivo del fenomeno astronomico di precessione del punto equinoziale,
che nel 1962 è entrato in Aquario, e poi anche per via della diffusione
degli ideali umanitari e idealistici tipici di questo segno. È indubbio
che il progresso scientifico e tecnologico, favorendo viaggi e comunicazioni,
oltre ad aver elevato il tenore di vita e la quantità di tempo libero,
sta aiutando il processo di crescita della consapevolezza prima descritto. Ogni
visione di un ordine futuro deve avere posto in se per le conquiste scientifiche,
o rischierà di rimanere anacronistica e irrealizzabile. È peraltro
vero che scienza e tecnologia da sole mancano della percezione della complessità
dell’essere umano, e rischiano di svilupparne solo alcune facoltà,
dimenticando o menomando le altre. Non è un futuro di mostri mutanti
che cerchiamo, ma il compimento del piano creativo Divino, secondo il quale
l’essere umano è fatto secondo la
"immagine e somiglianza di Dio",
capace quindi di superare le attuali limitazioni, che lo rendono esposto ai
suoi lati negativi, egoisti. Affinché ciò avvenga diventa però
indispensabile la riconquista dei valori di disciplina, di moralità,
di serietà, di dedizione e di sacrificio che sono alla base del patto
universale esistente tra Dio e l'umanità (l'Alleanza Noachita). Questi
valori non potranno però trovar spazio in noi, nè radicarsi nelle
nostre coscienze in modo stabile, a meno che non comprenderemo fino in fondo
la loro importanza e significato. Fintanto che ci sforzeremo di seguirli come
una sorta di esercizio più o meno bello, più o meno interessante,
siamo destinati prima o poi ad abbandonarli nuovamente, per ritornare al caos
del comportamento dettato solo dal piacere fisico provvisorio e separato, o
dall’interesse egoista. Ed è qui che entra in gioco la Sapienza
esoterica. Come è noto, l'insegnamento che Dio dà all'umanità
ha due aspetti principali, uno esterno ed uno interno. Ogni pagina della Sacra
Scrittura contiene tutto un insieme di conoscenze segrete, riguardanti l’ordine
metafisico della creazione o la struttura emotiva e spirituale dell'anima. Il
rapporto tra il contenuto dogmatico, morale, storico e rivelato della Bibbia
e quello esoterico, simbolico e metafisico, è come il rapporto tra corpo
ed anima. Come spesso succede nell’essere umano, non si tratta di un rapporto
facile, come provato dai numerosi tentativi del "corpo" di sopprimere
o soggiogare l’anima tramite persecuzioni e scomuniche. Analogamente anche
"l'anima", cioè la tradizione esoterica, a volte si distacca
dal contesto morale e concreto che l'aveva generata, rifiutando così
il proprio corpo. Tuttavia queste due parti sono essenziali l’una all’altra,
come il maschile e il femminile, e si completano reciprocamente. Se si separassero,
il corpo perderebbe la vita, mentre l'anima si ridurrebbe ad una entità
unicamente spirituale, incapace di interagire col mondo fisico.
È solamente al livello esoterico che possiamo trovare un’esatta
comprensione delle norme morali e rituali che la Torà (la Bibbia ebraica)
ci pone. Il corpo ha bisogno dell’anima, in quanto essa lo vitalizza e
gli dà profondità e direzione; l’anima ha bisogno del corpo,
poiché esso la rende in grado di agire concretamente sul piano fisico,
e di rendere effettiva la sua capacità di influenzare tutti i vari gradi
dell’esistenza. La consapevolezza umana più sana è quella
che sa preservare il rapporto tra dimensione rivelata e dimensione segreta,
tra "corpo" e "anima", pur nella tensione dialettica spesso
fortissima esistente tra i due opposti. L’esoterismo ebraico, la CABALÀ,
ha profondamente influenzato la vita e il pensiero degli ebrei di ogni tempo
e luogo. Pur in modo velato, essa è presente ed accettata da tutti i
grandi rabbini, sia dai commentatori della Torà che dai giudici dell’Halakhà
(le norme di comportamento pratico e morale). Sebbene sia successo a volte che
i rabbini più identificati con il lato "corporale" dell’Ebraismo
si opponessero allo studio della Cabalà, che veniva considerato pericoloso,
questo è sempre riuscito a sopravvivere ai pericoli. Non solo, ma la
continuità degli studi e della tradizione, il suo arricchirsi in ogni
generazione di significati e spiegazioni sempre più vaste e attuali,
ci ha portato oggi ad avere un insieme di insegnamenti quanto mai profondo e
completo, capace di toccare e guarire gli uomini e le donne di oggi in ogni
angolo del loro essere e della loro esistenza.
Un altra osservazione importante si basa sul fatto che la Halakhà, la
parte legale e razionale dell'Ebraismo, si è via via venuta definendo
e cristallizzando. Negli ultimi secoli non ci sono quasi più state innovazioni
di rilievo in questo settore. All'opposto di ciò, la Cabalà è
creciuta e diventata sempre più viva, fertile e creativa. Negli ultimi
decenni il suo studio si va affermando in cerchie sempre più vaste di
persone. L’Ebraismo ha sempre mantenuto viva tra i suoi fedeli l’attesa
della venuta di un periodo storico eccezionale, nel quale si verificherà
il miracolo della progressiva trasformazione degli ordini politici ed economici
su cui si basa l’attuale modello sociale, e l’umanità potrà
entrare in un apoteosi di pace cosmica. Tale pace e benessere non saranno soltanto
esperienze spirituali, realizzate al solo livello dell’anima disincarnata,
ma verranno condivise anche dal corpo umano e dalla natura fisica. Dopo esser
stati considerati degli inguaribili sognatori, irrimediabilmente fuori dalla
realtà delle cose, gli Ebrei vedono confermato il loro atteggiamento
dal progressivo aumentare del numero di persone di ogni estrazione che stanno
scoprendo e vivendo una analoga visione, dedicando le loro energie al suo compimento
e realizzazione. Dev’essere però evidente a tutte le persone che
si sentono parte di questo movimento mondiale, in corso di espansione in ogni
popolo e paese, che il processo di pacificazione dell’umanità non
potrà avvenire senza la riscoperta e l’adesione agli insegnamenti
spirituali universali, alla fede in Dio, e all’osservanza dei precetti
morali. Essi sono infatti il delle norme fisiche su cui si basa la creazione.
Abbiamo parlato di "insegnamenti spirituali universali" e non di "religioni".
Infatti il problema in tutto ciò sta nel fatto che furono (e in parte
ancora sono) proprio le grandi religioni del mondo a suscitare separazione e
odio tra i popoli, con l’esasperare il loro senso di auto-giustificazione,
e quello nazionalistico. Anche per tali problemi l’Ebraismo ha una medicina:
la fede incondizionata nell’unità di Dio e il rifiuto dell’idolatria,
intesa qui come il separare una parte della Divinità dal suo contesto
globale e nell’assolutizzarla. La tradizione ebraica afferma che non è
mai abbastanza credere in Dio, ma che bisogna anche "conoscerlo".
Qui per conoscenza non si intende solamente lo sforzo intellettuale e filosofico
tipico della teologia, ma la progressiva riunificazione con l’oggetto
della propria conoscenza, possibile solo tramite gli insegnamenti della sapienza
esoterica e mistica. La Bibbia parla di due diversi tipi di conoscenza (da'at):
quella dell’albero del bene e del male e quella dell’unione tra
Adamo ed Eva, come dice il verso (Genesi 4,1):
"e Adam conobbe (yada) Eva sua moglie".
Il primo modo di conoscere è tipico della scienza e della filosofia,
troppo alto. Il secondo modo di conoscere invece è il modo proposto dalla
mistica ebraica, la Cabalà, il modo dell'unione tra gli opposti. A tale
proposito dobbiamo far notare la notevole differenza esistente tra la Cabalà
e altre forme di esoterismo occidentale, del tipo proposto dalle società
segrete, che pur spesso si rifà in parte a concetti cabalistici. Sovente
l'esoterismo tradizionale non è altro che l’estensione della filosofia,
e compie i seguenti sbagli fondamentali:
- 1) tende ad escludere che il Divino possegga veramente dei tratti antropomorfici,
quali emozioni e sentimenti, e considera coloro che vivono un rapporto col Divino
nella forma di una relazione interpersonale come dei minorati spirituali, dei
bambini non ancora cresciuti;
- 2) si autocompiace delle sue conoscenze esoteriche, causando l’aumento
del senso d’orgoglio tra i suoi seguaci, che si sentono parte di una razza
superiore, più intelligente; - 3) non pone sufficientemente l'accento
sulla pratica ed osservanza delle norme morali fondamentali, ma nutre la convinzione
di essere di essere al di sopra di esse.
Al contrario di ciò, la Cabalà sostiene che l’aver saputo
restringere la Sua inconoscibilità infinita con l’aver assunto
tratti ed emozioni tipicamente umane, è una delle manifestazioni più
belle della Sapienza Divina. Essa afferma inoltre che la preghiera al Dio personale
è una delle esperienze più alte ed intense che la persona possa
compiere. Riguardo all’umiltà, si tratta del bene supremo, indispensabile,
e il Talmud dice che dove c'è la superbia la Presenza di Dio non dimora.
Mosè, il più grande tra i profeti e maestri del popolo ebraico,
è stato anche l'uomo più umile, come testimonia la Torà:
"e l’uomo Moshe era molto umile, più di tutti gli uomini
che sono sulla terra".
Nel momento presente la prova maggiore di umiltà è quella di
incominciare a rivelare i segreti delle tradizioni esoteriche, cercando il linguaggio
e la forma che li rendano accessibili anche ai semplici e agli impreparati.
Circa il terzo punto, come già accennato, la Cabalà, lungi dallo
svuotare le norme morali, ne mostra il loro vero significato, rafforzando la
nostra adesione ad esse, in modo spontaneo e felice, e non forzato o represso.
La Cabalà è complicata e semplice allo stesso tempo, è
trascendente ed immanente, è logica e paradossale, è emotiva ed
è meditativa. Il suo linguaggio è multidimensionale, e parla a
ciascuno nel modo più esatto. Essa è accessibile a tutti coloro
che sono in ricerca, a coloro che sono già in cammino da anni, come pure
a quanti abbiano appena incominciato, non importa quale sia la loro fede d’origine;
persone di capacità diversa ricevono messaggi diversi ma nessuno ne esce
a mani vuote.
Chi sceglie oggi di unirsi al numero delle persone di buona volontà
che stanno abbattendo le barriere secolari di incomprensione e di diffidenza
che hanno isolato i popoli per secoli, si trova di fronte a diversi rischi.
Tra di essi c'è quello di trovarsi esposto ad idee e valori profondamente
diversi da quelli della sua matrice originale, e di subire una confusione notevole
nel confrontare le posizioni diverse. Come reazione a ciò può
succedere che le persone cerchino una facile soluzione al problema delle diversità
tra le varie religioni e culture con l’affermare che tutte quante dicono
la stessa cosa, che il messaggio è unico e che le differenze non contano
nulla. Si tratta di una affermazione semplicistica, specie se fatta nei confronti
della Cabalà, che non è solo una qualunque tra le tante dottrine
esistenti. Per capire in cosa essa differisca è necessario analizzare
la radice da cui deriva la parola "Cabalà" qabal lbq. Il suo
significato è: , "ricevere", nel senso di una tradizione tramandata
da generazione a generazione, da tempo immemorabile. Ciò fa si che la
sua autorità si appoggi su generazioni e generazioni di Maestri, che
l'hanno studiata, praticata e arricchita. Ciò è ben diverso dal
caso di insegnamenti o scuole esoteriche iniziate pochi secoli fa, e basate
su uno, due o al massimo tre maestri diversi. Si potrà obbiettare che
esistono tradizioni ancora più antiche di quella ebraica, come quella
egiziana o altro. Nella massima parte dei casi però queste tradizioni
sono morte o scomparse, e hanno lasciato poche tracce solo nell'interesse di
appassionati, che però non hanno una continuità diretta coi loro
antichi predecessori. Un'unica tradizione I cabalisti affermano che la sapienza
esoterica era agli inizi un tutto unico e completo, e che si frammentò
solo in seguito, con l’episodio della Torre di Babele. Questo evento fu
causato dall’orgoglio degli "iniziati", di coloro che detenevano
le chiavi della conoscenza segreta, e del loro volerla usare per elevarsi al
di sopra di tutti gli altri, Dio compreso. Lo stesso errore si sarebbe poi ripetuto
molte volte, fino ai giorni nostri. Allora però essi avrebbero potuto
riuscirci, dato che la conoscenza esoterica era ancora un tutto unico, quindi
molto potente. Non così oggi, quando i vari frammenti di verità
non hanno da soli abbastanza forza da poter innalzare coloro che li posseggono
al di sopra di tutti gli altri. Questi frammenti sono presenti in misura maggiore
o minore in tutte le religioni, in ogni credo e cultura. Il nostro compito è
di rintracciarli ovunque essi si trovino, di ripulirli dalle incrostazioni e
di riunificarli. Questo perché senza la luce della conoscenza-sapienza
unificata nessuno riuscirà veramente a trovare la strada verso la pace,
e i nostri sforzi rischiano di essere vani. Tuttavia, nel corso del tempo, i
vari pezzi e frammenti del sapere iniziale si sono ricoperti di incrostazioni
dovute alle vicissitudini storiche, alle caratteristiche ambientali, ecc., dei
luoghi in cui sono stati conservati. Occorre ripulirli da tutto ciò,
permettendo alla loro luce originaria di risplendere senza ostacoli.
La Cabalà afferma di possedere le chiavi unificatrici di tutti i frammenti
di conoscenza Divina sparsi qua e là, ed il compito del popolo ebraico
nella storia è proprio quello di preservare e di tramandare questa chiave
finché non verrà il momento adatto per usarla in modo pieno ed
efficace. Questo momento si sta avvicinando, è l’Età dell’Aquario
è la profezia più chiara dell’avvicinarsi dei tempi messianici.
Questa affermazione non va creduta con un atto di fede. Essa è piuttosto
un'ipotesi di lavoro, che va accettata in partenza ma verificata di continuo
durante il progredire. Un altro significato della radice qabal è quello
di "parallelo".
La Cabalà è l’arte dei parallelismi,
delle corrispondenze. Studiandola e praticando i suoi esercizi e discipline
la consapevolezza impara a percepire l’ordine meraviglioso di tutto il
creato, e come questo ordine sia in diretta corrispondenza con l'organizzazione
strutturale di livelli via via superiori, che gradualmente conducono fino a
Dio. L’unificazione degli opposti è fatta dalla Cabalà tramite
la loro progressiva purificazione e "ripolarizzazione", il portarli
gradualmente da una posizione di "schiena contro schiena" (minimo
della comunicazione) ad una di "faccia a faccia" (massimo della comunicazione).
In termini pratici ciò significa fare in modo che essi comunichino sempre
di più, scoprendo la loro compatibilità e complementarità.
Il fine del processo suggerito dalla Cabalà è quindi lo scoprire
nella creazione l’esistenza di una serie di entità separate ma
profondamente complementari, unificate da una rete di rapporti che si estende
in tutte le direzioni, ordinata da valori gerarchici elastici e relativi, i
quali permettono lo scambio dei ruoli in modo armonico e artistico, come avverrebbe
in una danza o in una sinfonia perfetta. E tali entità sono le nostre
individualità, purificate dalle scorie di egocentrismo che le affliggono
in questo mondo, sono le nostre forme di conoscenza e di identità, piccole
luci d’umano che paradossalmente contengono il Divino. Al di sopra di
tutto ciò, come pure nell'interno di ogni anima, risplende la Luce Infinita
di Dio, libera da ogni immagine, pura nella sua Unità perfetta, non più
compromessa da nessun paganesimo o idolatria.
Cercheremo ora qualche risposta alla domanda formulata prima: che cosa ha la
Cabalà di così importante e speciale, che non abbiano anche le
altre forme di esoterismo presenti nel mondo? Una delle differenze fondamentali
tra le varie mentalità religiose e culturali esistenti è contenuta
nella polarità Oriente versus Occidente, che si estrinseca in una moltitudine
di modi. L’Ebraismo, di cui la Cabalà è l’anima più
vitale, nasce e si sviluppa nel luogo geografico che unisce i due opposti, Est
ed Ovest. Inoltre, soprattutto durante gli ultimi duemila anni, la tradizione
cabalistica è fiorita sia tra gli Ebrei che vivevano in esilio ad Est
di Israele che tra quelli esiliati ad Ovest. Entrambe le scuole sono cresciute
in modo autonomo, arrivando però a risultati simili e non contrastanti.
Questa sua posizione mediana si riflette anche nella capacità di integrare
i valori sviluppati maggiormente dalla spiritualità orientale con quelli
tipici della spiritualità occidentale.
La Cabalà differisce profondamente da ogni altra forma di misticismo
poiché essa non è solo vaga e soggettiva, volta a descrivere degli
stati o esperienze soprannaturali diverse ogni volta ed elusive nel loro carattere.
La Cabalà è la scienza del trascendente, e offre una serie di
parametri oggettivi per valutare la serietà e la validità delle
esperienze spirituali e delle affermazioni esoteriche. Non è a caso che
la Cabalà faccia un così vasto uso di strumenti matematici, e
che uno dei suoi sistemi esegetici più importanti sia proprio il calcolo
dei valori numerici delle parole ebraiche delle Scritture, insieme allo studio
dei fenomeni di corrispondenza, di eguaglianza, di proporzione che si scoprono
in esse. Proprio recentemente, studi fatti all’università di Bar
Ilan a Tel Aviv, con l’ausilio di potenti computer, hanno mostrato degli
sbalorditivi fenomeni di ricorrenze e coincidenze numeriche presenti nel Pentateuco.
Ma questo è solamente l’inizio. La cosmogonia cabalistica (la descrizione
della creazione del mondo) presenta dei lati molto vicini alle più moderne
teorie scientifiche. Il big bang è stato descritto dai cabalistici centinaia
di anni fa' con la metafora della Shvirat ha-Kelim = "Frammentazione dei
Recipienti". Essa fu l’evento che permise la manifestazione di entità
separate, chiamate dagli scienziati "particelle subatomiche" e dai
cabalisti "puntini". La vecchiaia del cosmo era già nota ai
cabalisti, che sapevano dei cataclismi attraverso cui la vita aveva dovuto passare
prima di raggiungere la sua forma attuale. La creazione ex-nihilo (dal nulla),
ormai ammessa dalla fisica quantistica, è chiamata in Cabalà:
yesh mi ain ("qualcosa dal nulla"), ed è uno dei vari modi
con cui opera la Causa Creatrice (mondo della creazione). La possibilità
di trasformare materia in luce e viceversa è da sempre uno degli assiomi
fondamentali della Cabalà, come pure il sapere che il mondo è
fatto di luce (vedi la teoria scientifica della "zuppa calda" fatta
di fotoni, cioè da particelle luminose, da cui sarebbe poi emerso il
cosmo). Anche la teoria generale della relatività era già stata
anticipata dalla Cabalà, poiché si sapeva che una determinata
realtà poteva cambiare del tutto la sua polarità e coordinate
(da maschile a femminile o viceversa) a seconda delle coordinate scelte. Il
fatto che viaggiando alla velocità della luce il tempo smetta di scorrere
per i cabalisti non era solo una curiosità matematica ma era un’esperienza
reale, dato che essi potevano viaggiare nel passato e nel futuro grazie alla
loro capacità di accelerare la propria consapevolezza a velocità
ancora superiori a quella della luce. All’interno del Tabernacolo, costruito
dagli Israeliti nel deserto per ospitarvi l'Arca dell'Alleanza con le Tavole
sulle quali era scritta la Torà, avveniva un miracolo inspiegabile. L'Arca
(il cofano contenente le Tavole) veniva posta nella parte più interna
del Tabernacolo, il Santo dei Santi. Pur vedendola, essa però non occupava
spazio. Infatti la somma delle distanze tra le pareti del Tabernacolo e quelle
dell'Arca era identica alla distanza tra le due pareti del Tabernacolo quando
l'Arca non vi si trovava. In altri termini, l'Arca c'era e la si vedeva, ma
non occupava spazio. Oggi la teoria della relatività ha spiegato come
un campo energetico estremamente intenso (quale quello causato dalla santità
dell'Arca) possa curvare lo spazio, facendo letteralmente "sparire"
in sè determinati oggetti. Una delle assunzioni sempre presenti nel sottofondo
mentale di uno scienziato in ricerca è quella della fondamentale semplicità
e simmetria della creazione.
La Cabalà afferma che lo stato più
evoluto di consapevolezza, al di là della stessa sapienza esoterica,
è chiamato pshat = "semplice". Circa la simmetria insita in
ogni dettaglio dell’esistenza, ciò era stato annunciato dal versetto:
"questo parallelo a quello creò Dio". La scoperta dell’antimateria
è stata una clamorosa conferma della citata affermazione biblica.
Un verso del libro di Giacobbe dice:
"mi holid eglei tal?" = "chi ha fatto nascere le gocce di rugiada?".
Ad un’analisi approfondita si scopre che la parola eglei (gocce), usata
una volta sola in tutta la Bibbia, viene dalla radice gal che significa "onda";
inoltre la rugiada è da sempre nella simbologia biblica un sinonimo di
luce, come affermato nel versetto "ki tal orot talekha" = "poiché
la tua rugiada è una rugiada di luci". Mettendo insieme i vari elementi
ciò che emerge è come la Bibbia già avesse annunciato la
natura duale della luce, che a volte si presenta come un fenomeno ondulatorio
(onde) e a volte come un fenomeno di particelle (gocce). Lo stesso valore numerico
della parola Cabalà è di 137, numero che non a caso è il
valore di una delle più importanti costanti della fisica quantistica,
chiamata: costante di struttura fine. Si tratta di un numero puro, che esprime
il rapporto tra la velocità della luce e quella dell'elettrone in orbita
attorno al nucleo dell'idrogeno. Se si pensa che la luce rappresenta la spiritualità
e l'elettrone invece la materialità (è la più piccola delle
tre particelle principali dell'atomo: protone, neutrone ed elettrone), si vede
come il numero 137 esprime il rapporto tra Spirito e materia. Ciò è
perfettamente in accordo col significato ebraico di questa parola, "corrispondenza",
come pure col suo significato in senso lato: la chiave universale che permette
il riconoscimento dell’ordine e della complementarità delle cose
create, delle realtà piccole come di quelle grandi.
La Cabalà
(137) è dunque la rivelazione dei legami tra i mondi spirituali e quelli
fisici. Nè si pensi che tutte queste siano semplici coincidenze o curiosità
senza peso. La tradizione ebraica afferma che tali rivelazioni non sono che
le primizie e gli assaggi di un raccolto ben più copioso, che si farà
solo durante l’Età Messianica vera e propria.
Tra i problemi che confrontano la persona che ha abbracciato un cammino di
sviluppo spirituale è quello dell’opposizione, dello scetticismo
e della critica di coloro che sostengono la via della ragione e della scienza.
I razionalisti e gli illuministi d'oggi affermano l’infondatezza dei principi
religiosi e l’anacronismo delle Scritture, e sono convinti che il seguire
le pratiche spirituali (studio, meditazione, preghiera) non porta alcun risultato
pratico apprezzabile. Noi, che invece ci siamo resi conto come tutto ciò
non sia vero, dobbiamo fare tutto il possibile per dialogare comunque con queste
persone. Occorre attirarle dalla parte di chi crede che senza la fede nel Divino,
senza lo studio della Sua rivelazione e la pratica delle norme morali, non sarà
mai possibile compiere il salto di qualità necessario per entrare nell’età
della pace cosmica. A tale scopo è necessario mostrare a scienziati e
razionalisti la compatibilità del discorso spirituale con i valori della
mentalità moderna. Dobbiamo essere in grado di convincerli dell’oggettività
delle nostre opinioni e del grado elevato di intelligenza che esse esprimono.
Le analogie tra Cabalà e scienza non si limitano al campo della fisica
quantistica. Il pensiero biblico in generale e quello cabalistico in particolare
hanno sempre posseduto una profonda conoscenza delle più complesse dinamiche
psicologiche della personalità, e anche in questo campo hanno anticipato
le rivelazioni avutesi con la psicologia moderna. Nella Bibbia si hanno esempi
di interpretazioni di sogni fatte usando il linguaggio della psicologia del
profondo. Ad esempio, quando Giuseppe sogna il sole e sulla luna, il padre Giacobbe
li interpreta come i simboli archetipi di padre e madre. All’interno della
Cabalà i contatti sono molto più vasti. L’Albero della Vita,
la struttura indicante l'insieme delle dieci potenze dell’anima umana,
è il paradigma del perfetto funzionamento della personalità, in
quanto offre la traccia per l’integrazione completa ed efficace di tutte
le facoltà umane. Tali facoltà possono venire riassunte in quattro
gruppi principali:
1) quelle pratiche, contingenti ed immediate, necessarie per un buon funzionamento
della personalità sul piano materiale (tratto spesso trascurato dalle
persone spirituali)
2) quelle emotive, in tutta la loro gamma più complessa. Lungi dal trascurare
le emozioni, la Cabalà si propone di ampliare la gamma delle reazioni
emotive della persona. Ciò diventa possibile grazie ad un sottile processo
di ripolarizzazione della consapevolezza, e di trasformazione delle emozioni
negative (paura e rabbia). Le emozioni si chiamano nel linguaggio cabalistico:
misure = (midot), in quanto è loro tramite che l’essere umano può
misurarsi, per rendersi conto di quanto progresso egli abbia veramente compiuto
sulla via della crescita coscienziale, e quanta felicità e amore riescano
già a dimorare in lui.
3) quelle cognitive. Qui l’Albero della Vita già duemila anni fa
descriveva il cervello come un'entità "duplice".
La Cabalà
già sapeva della presenza in ciascuno di noi di due modi separati e polari
di coscienza, l’uno avente come sede l’emisfero cerebrale destro
e l’altro quello sinistro, fatto emerso nella scienza solamente da pochi
decenni.
La Cabalà già lavorava sull’assunzione che la nostra
mente può funzionare in due modi diversi: a) uno logico, lineare, basato
sull’esclusione del paradosso, sulla separazione e sull’analisi
dei vari concetti. Questa funzione è chiamata dalla Cabalà: Binà
(Intelligenza), ed ha lo scopo di tradurre intuizioni e pensieri superiori in
termini verbali, in piani e progetti precisi. Anche la capacità di calcolo
ed elaborazione matematica è un prodotto di questa funzione. b) uno intuitivo,
olistico, sintetico, non verbale, capace di afferrare e contemplare il paradosso
come una delle varie forme possibili con cui la realtà si esprime. Questa
funzione è chiamata Chokhmà (Sapienza). Qui ha sede la percezione
delle immagini in forma diretta, senza analisi e vaglio, qui si trova la sensibilità
artistica. Si tratta dell’emisfero cerebrale destro, che può venir
sviluppato anche tramite pratiche meditative.
4) Infine al culmine dell’Albero della Vita troviamo la capacità
trascendente, che esiste più o meno espressa in ciascuno di noi. Si tratta
dell'aspirazione a superare ogni dimensione nota e acquisita, a superare ogni
limite precedente nella propria evoluzione coscienziale. Qui risiedono la potenza
del volere superiore, la capacità di gioire in modo pieno e totale, e
dell’avere una fede pura e semplice nel Divino.
Relazioni Uomo-Donna
La Cabalà ha per noi consigli importantissimi anche nel campo della
complessa dinamica energetica messa in moto quando viviamo un rapporto d’amore
con una persona di sesso diverso. Questo è un settore nel quale la sapienza
cabalistica non teme veramente confronti con nessun altro tipo di dottrina spirituale
o culturale. Da sempre il popolo ebreo ha vissuto il rapporto uomo-donna nel
modo più intenso possibile, vedendolo come il luogo privilegiato per
preparare l’unione tra l’umano e il Divino, oltre che come quello
dov’è possibile esperimentare le emozioni più belle della
nostra vita. Il ricongiungimento del maschile e del femminile è il traguardo
massimo della vita umana, e il suo ottenimento vale qualsiasi sforzo, qualunque
impegno. La ricerca dell’anima gemella diventa la ricerca stessa del Divino
in noi, e della capacità di vivere l’Era Messianica ancora prima
del suo manifestarsi storico. I testi cabalistici contengono informazioni dettagliate
e precise sulle varie fasi del rapporto uomo-donna, sugli accorgimenti da seguire
per facilitare l’intesa reciproca, sui possibili pericoli della relazione,
e sulle norme morali che la devono salvaguardare. L’unione sessuale è
il momento privilegiato, più santo, in cui non solo l’uomo e la
donna raggiungono la loro comunione più intima, ma anche il cielo e la
terra si uniscono insieme a loro, esprimendo la risonanza cosmica di tale atto.
Queste nozioni, lungi dall'essere solo il frutto di vaghe speculazioni filosofiche
o il vaneggiamento ossessivo di esperienze libertine, provengono dalla sapienza
millenaria di un popolo che ha sempre considerato il matrimonio e non la vita
monastica come il bene più elevato, come la situazione umana che più
ci può avvicinare a Dio.
L'uomo e il denaro
La tradizione biblica ci propone infine un atteggiamento molto bilanciato riguardo
al rapporto da avere con il denaro e con i possedimenti materiali. "Li
ha-kesef ve-li ha-zahav" dice il verso: "Mio è l’oro
e mio è l’argento". Con l’affermare ciò, Dio
ci mette in guardia da una identificazione esagerata col denaro, e contemporaneamente
sottolinea la radice santa dell’energia che il denaro possiede. Il denaro
è una forma condensata di luce, e deve quindi venir impiegato per diffondere
la luce nel mondo. I Patriarchi erano uomini ricchi, divenuti tali con l’onestà
e la coerenza, con il proprio lavoro ed abilità, che aveva meritato la
benedizione di Dio dall'alto. Per poter operare efficacemente nel mondo c’è
bisogno delle possibilità offerte dal denaro, ma guai a farsi possedere
e dirigere da ciò che dovremmo essere noi stessi a controllare. L’arricchirsi,
se fatto in modo onesto e se non sottrae troppo tempo allo studio della Torà,
alla preghiera e alla pratica delle altre mitzvot (precetti), è considerato
il segno della benedizione di Dio, come affermato dal verso "birkhat Ha-Shem
hi tashir" = "la benedizione di Dio è ciò che rende
ricchi". Il ricco, come pure quelli meno ricchi, è però tenuto
a dare parte del suo guadagno (un decimo) in opere di beneficenza. La beneficenza
è considerata dai Maestri come uno dei tre pilastri su cui si appoggia
il mondo, e come uno dei modi più efficaci per liberarci dal peso karmico
causato dagli errori o peccati che inevitabilmente commettiamo nella vita. La
tzedakà (beneficenza) è una delle azioni più belle che
la persona possa compiere, così come, al suo opposto, l’avarizia
è la peggiore barriera tra l’uomo e Dio, Un avaro, anche se apparentemente
è una persona retta ed ineccepibile, è all’ultimo posto
sulla scala dei vari possibili stati di sviluppo coscienziale. Chi vuole approfondire
questo argomento può leggere questo articolo nel sito della Menorah.it
"La pietra rigettata dai costruttori è divenuta la testata d'angolo"
Sarà ora più chiaro come la Cabalà abbia veramente un
messaggio insostituibile per il mondo d’oggi. "La pietra che i costruttori
hanno rigettato" è proprio la tradizione cabalistica. Da molti ignorata,
da altri considerata pericolosa, da altri ancora vista con sospetto o giudicata
come un qualcosa di immaginario e fantasioso, la Cabalà sta invece per
divenire la "testata d’angolo", cioè l’elemento
chiave per portare a termine l’opera di perfezionamento della creazione.
L'Aquario e il secchio di Mosè
La Bibbia contiene molte profezie riguardanti ogni tempo e luogo. Alcune di
esse si sono già avverate, altre sono in via di realizzazione, altre
ancora riguardano un futuro più lontano. Il periodo in cui viviamo, noto
astrologicamente con nome di "inizio dell'Età dell’Aquario",
ha due riferimenti diretti nel Pentateuco. Il primo è nel libro dell’Esodo,
nell’episodio che racconta come Mosè, dopo essere dovuto fuggire
dall’Egitto, mentre si aggirava nel deserto incontrò le figlie
di Ietro ad un pozzo. Queste donne, una delle quali, Tzippora, sarebbe in seguito
diventata sua moglie, stavano cercando di attingere acqua da un pozzo per abbeverare
il gregge, ma ne erano impedite da un gruppo di pastori che le molestavano.
Dopo aver scacciato gli importuni, Mosè attinse acqua dal pozzo per le
donne. Ietro qui rappresenta la sapienza esoterica delle nazioni del mondo.
Egli infatti possedeva sette nomi iniziatici, uno per ognuna delle principali
religioni del mondo. Era inoltre esperto astrologo e mago. Le sue figlie rappresentano
le giovani discepole, e questo è il primo segno che l’episodio
sta dicendo qualcosa proprio a proposito della nostra epoca, la prima nella
storia nella quale così tante donne hanno accesso alla conoscenza esoterica
e al discepolato, riservati nel passato soprattutto agli uomini. Ietro le aveva
mandate a "prendere l’acqua con un secchio", e il verbo ebraico
usato per descrivere questa operazione è: Dalà, che oltre a significare
"secchio" è anche il nome ebraico del segno dell’Aquario,
Dlì. Il pozzo è la sorgente di sapienza esoterica cui aspiriamo,
il luogo dove sono contenute le istruzioni sul come raggiungere veramente Dio,
l’Oggetto dei nostri desideri più profondi. L’acqua è
una forma di consapevolezza capace di scorrere e fluire dentro di noi, togliendoci
la sete esistenziale della nostra insoddisfazione e incompletezza. L’acqua
è anche il simbolo della pienezza emotiva, non solo di una forma di conoscenza
intellettuale, ma di un’esperienza profonda, recepita anche dal sentimento.
L’Aquario, pur essendo un segno d’aria, rappresenta il fluire della
conoscenza superiore all'interno dell’umanità. Tale flusso la rende
in grado di superare il presente grado di civiltà e di entrare senza
ulteriori indugi nell’età della redenzione e della pace cosmica.
Le figlie di Ietro sono tutte quelle persone in ricerca (il femminile in Cabalà
rappresenta il desiderio di ricevere) che ai giorni nostri percorrono le vie
delle varie grandi tradizioni spirituali. Tuttavia, l’attingere dal pozzo
non è facile, in quanto il pozzo è guardato dai "guardiani
della soglia", i cani ringhiosi che tengono lontano i non addetti ai lavori
e che hanno il compito di mettere alla prova la nostra buona intenzione, per
vedere se siamo degni di guadagnare la gioia immensa che l’acqua di vita
contiene. Tuttavia, senza l’aiuto di Mosè le donne non sarebbero
riuscite ad avere accesso alla fonte, poiché ne erano impedite da quella
parte del maschile non ancora sviluppata, grezza e volgare. Non solo Mosè
scacciò gli importuni ma, come la Bibbia afferma, "dalò dalà
lanu" cioè sollevò l’acqua due volte per le donne.
La ripetizione del verbo rappresenta il compimento pieno del messaggio contenuto
nel glifo astrologico del segno dell’Aquario h : due onde che fluiscono
in modo parallelo (ecco di nuovo la Cabalà). Le due onde dell'Aquario
rappresentano il carattere unificante che la consapevolezza aquariana deve possedere,
onde poter far fluire insieme materiale e spirituale, femminile e maschile,
oriente ed occidente, fede e ragione, e ogni altro tipo di opposti concepibile.
La Torà afferma di contenere tutte le chiavi necessarie alla riunificazione
della sapienza iniziale, precedente alla confusione dei linguaggi avvenuta con
la Torre di Babele, e senza il diffondersi dei parametri cabalistici, anche
negli ambienti non ebrei, l'Età Messianica non potrà iniziare.
Un analogo messaggio è offerto da un brano della Torà presente
nel libro del Levitico, ed è contenuto nelle parole di un esponente dell’esoterismo
delle nazioni non ebree, il mago Bil’am, il più grande esperto
di magia nera che sia mai esistito. Chiamato da un re nemico affinché
maledisse Israele, Bil'am è impedito dal farlo da Dio stesso, che invece
di parole di maledizione mette in bocca a Bil'am alcune delle profezie più
belle che esistono sul conto di Israele. In una di esse questo mago e esperto
astrologo afferma:
"le acque sgorgheranno dal suo secchio,... e il suo regno sarà
innalzato".
Secchio = dli, come visto, è il nome del segno dell’Aquario, e
i Saggi dicono che l'Aquario è proprio il segno di Israele. Israele è
paragonato ad un secchio perché esso è lo strumento usato per
attingere l’acqua, "e non c’è acqua se non la Torà".
Dunque, come vide perfino Bil'am, che era tutt’altro che amico di Israele,
l’età dell’Aquario sarà quella in cui il regno d’Israele
sarà innalzato al di sopra degli altri. Questa è una profezia
messianica vera e propria, in quanto il prossimo re d’Israele potrà
essere solo il Messia figlio di Davide in persona. Quanto detto non deve suonare
trionfalistico, poiché senza ombra di dubbio tale affermazione non si
riferisce ad un regno che replicherà i modelli esistenti, di ogni colore
o tipo che siano. Il Regno delle visioni profetiche è quello dei Cieli,
cioè l’avvento del regno di Dio in terra, un sistema di governo
quindi fondato esclusivamente sulla pace, sul rispetto dell’integrità
delle creature, sulla diffusione liberamente accettata della conoscenza mistica
ed esoterica. La fratellanza e il benessere sociale saranno scontati per tutti,
e ognuno potrà esprimere nel migliore modo possibile i suoi talenti,
siano essi artistici, pratici, morali, spirituali, mistici o altro. Secondo
la Cabalà un tale ordine di cose non deve necessariamente essere preceduto
da un altro bagno di sangue, come sostengono invece altri esoteristi. Possiamo
già fluire in esso direttamente, senza ulteriori indugi, nella misura
in cui sapremo davvero recepire il messaggio della Torà ed adeguarci
ad esso sia nel pensiero che nelle azioni.
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