BUON 5766!

(n.b. L'immagine sulla home-page č quella della tradizionale mela e miele, che si mangia alla sera di Rosh ha-Shanną)

Abbiamo appena celebrato l'inizio del nuovo anno ebraico, il 5766 dalla creazione di Adamo!
L'eco delle preghiere e del suono dello Shofar ancora trasporta le benedizioni che sono scese, e che vorremmo estendere a tutti i nostri amici e studenti. Ricordiamo come l'idea fondamentale che caratterizza questa giornata (composta in realtą di due giorni consecutivi), consiste nell'importanza di iniziare bene le cose. "Tutto segue la qualitą dell'inizio". A Rosh ha Shanną si prega, si studia, si ricevono ospiti, non ci si arrabbia, si mantiene una buona armonia con gli altri. Ci si muove con serenitą in quella dimensione del tutto unica dello "yom tov", il "giorno buono", o meglio, "la bontą del tempo". Un inizio di questo tipo aumenta le probabilitą che anche il resto dell'anno sarą accettabile e piacevole, nonostante l'inevitabile discesa che seguirą un livello spirituale cosģ elevato ottenuto quando, avvolti dal Tallit, il suono dello shofar innalza le preghiere, e ricorda il suono ascoltato al momento della creazione del mondo, e al momento del dono della Torą.
Com'č usanza, vorremmo offrire una breve spiegazione del numero 5766. Ogni anno si cerca qualche ghematria significativa che spieghi il numero dell'anno che inizia.
5766 č il valore esatto di teshuvą me-ahavą (Tav Shin Beit Vav Hey - Mem Alef Hey Beit Hey), che significa "una teshuvą (motivata) dall'amore).
Ricordiamo brevemente cosa sia la teshuvą. Si č tentato di tradurre questo termine con: "conversione", "pentimento", "ritorno", ecc. ma nessuna di queste parole trasmette l'intera gamma di ciņ che "teshuvą" contiene. Pur provenendo della radice "lashuv", "ritornare", la teshuvą č pił una "metanoia", un mutamento radicale del modo di pensare, di sentire, di essere, a seguito di un'esperienza trascendente. E l'esperienza trascendente, in questo caso, č l'amore. Si puņ ritornare ad un luogo oa d uno stato di coscienza dove ci si era gią trovati, ma la teshuvą ti porta in uno spazio-tempo totalmente nuovo e rinnovato.
Certo, la teshuvą č preceduta dalla chiara sensazione di stare sbagliando, di avere sbagliato. Ci si č allontanati troppo dalla vera parte di se stessi, dai traguardi che volevamo raggiungere, dal luogo dove desideravamo dimorare, da Dio. Č il profondo bisogno di ritornare a casa, da figliol prodigo.
Secondo la Cabalą, teshuvą č "tashuv Hey", "torni la Hey!" Un imperativo, la richiesta che torni l'ultima Hey del Nome di Dio; una preghiera: "Possa la Shekhiną tornare dal suo esilio". Un modo di comprendere ciņ č di vedere nella Shekhiną la parte pił alta, nobile, della nostra consapevolezza, la Neshamą, che si rende inaccessibile, staccata dal resto delle facoltą umane, quando la persona "pecca".
Non č facile spiegare la teshuvą senza fare riferimento la vecchio concetto del peccato. Pur non condividendo la vecchia interpretazione moralistica di questo termine, č indubbio che ognuno di noi puņ compiere e ricompiere determinati errori, e non solo nella vita professionale. Ricordiamo che "peccato", in ebraico, č il termine che indica "sbagliare il bersaglio". Questo č molto bello. In realtą, tutti noi vogliamo raggiungere il bersaglio, che č il bene, la soddisfazione, la pace. Ma spesso lo manchiamo, ed ecco il peccato. Non perché siamo malvagi (solo un poco), ma perché ci sbagliamo, cerchiamo il bersaglio dove non si trova, gli lanciamo le nostre frecce di attenzione, energia, tempo, risorse economiche ed affettive… Per capire cosa sia il peccato basterebbe la nota espressione italiana, pronunciata quando si appena perso una buona occasione: "che peccato!"
Ed ecco che la teshuvą, il ritorno, č darsi una nuova opportunitą, č riprovarci, prendendo una mira diversa, č riportare a casa ciņ che rimane di quanto avevamo investito nella direzione sbagliata.
Dice l'Ebraismo che ci sono due forme di teshuvą. La prima č motivata dal timore della punizione. Anche qui, lasciando stare le vecchie descrizioni delle pene dell'inferno, offerte dai sistemi moralistici, tutti noi sappiamo dell'esistenza del karma, e di una forma di ritorno all'indietro di quanto emettiamo. Se sono energie sbagliate, allora l'onda di ritorno potrebbe danneggiarci. Ecco la teshuvą motivata dalla paura. Uno si trattiene dal compiere errori perché teme le loro conseguenze. Questa č gią comunque una discreta forma di teshuvą, in quanto rafforza la prudenza, e č capace di rimediare o evitare determinati sbagli dai probabili effetti deleteri.
Ma non č la teshuvą del 5766, quella motivata dall'amore. Non č pił paura, ma č un sentimento positivo, il desiderio di non causare danno a persone amate, a se stessi, di non tradire gli impegni che si sent. Il forte amore verso Dio impedisce alla persona di violare le regole da Lui emesse, proprio come l'amore dello sposo verso la sposa, o viceversa, non rende neppure concepibile il tradimento. Nel Talmud (Yoma 86 b) Resh Lakhish afferma:
"ghedolah teshuvą she zedonot na'asot lo ki zekhuiot"
" grande č la teshuvą, poichč le trasgressioni gli vengono trasformate in meriti "

Si tratta veramente di un'affermazione radicale, dalle implicazioni quanto mai vaste! La teshuvą avrebbe dunque la forza di cambiare il debito in credito! Č un'affermazione razionalmente incomprensibile. Si puņ capire come un peccato o una trasgressione vengano perdonate, e che il debito "karmico" da essi causati venga annullato. Ma che essi giungano a venir considerati "buone azioni"! Eppure Resh Lakish parlava per esperienza, essendo lui stesso un grande Ba'al teshuvą (Maestro del ritorno). Infatti prima di avvicinarsi alla Torą era un noto brigante di strada. Egli basa la sua affermazione sul seguente verso (Ezechiele 33,19):
"uve-shuv rasha mi-rishato ve-assą mishpat u-tzedaqah aleiem hu ichieh "
" se il malvagio "ritornerą" (farą teshuvą) e farą giustizia e caritą vivrą per essi"
Ciņ significa che le stesse trasgressioni per le quali si era reso passibile di pena di morte ora diventano per lui causa di vita. Nel Talmud l'affermazione di Resh Lakhish č preceduta da una simile espressione:
" grande č la teshuvą, poichč suo tramite le trasgressioni volontarie diventano trasgressioni compiute senza intenzione "
Il grado di trasformazione qui č minore: la colpa resta sempre, anche se notevolmente ammorbidita. I Rabbini gli fecero notare la contraddizione tra le due dichiarazioni, al che Resh Lakhish rispose che la prima (quella citata or ora) si riferisce alla teshuvą compiuta per paura della punizione, la seconda (quella grazie alla quale le colpe si trasformano in meriti) si riferisce alla teshuvą fatta per amore.
L'augurio che estendiamo a tutti per il prossimo anno ebraico č di scoprire le delizie della teshuvą motivata dall'amore.