LA PASSIONE DEL PRIMO EBREO CHE HO CONOSCIUTO

di Rabbi Joel David Bakst

Ho visto La Passione di Cristo di Mel Gibson (due volte sinora) e credo che questo film sia portatore di un importante messaggio di sfida per il mondo, un messaggio che è messianico. Per la maggior parte dei Cristiani che hanno visto quest'opera di passione grafica questa considerazione può non essere sorprendente; è comunque sorprendente che venga fatta da me, rabbino ebreo ortodosso che ha studiato Talmud, Bibbia e Cabalà (il misticismo ebraico) a Gerusalemme per più di 20 ani. Ciò che è ancor più insolito è il modo in cui utilizzo il termine "messianico".

Secondo una certa tradizione mistica ebraica, messa per iscritto per la prima volta nel tredicesimo secolo, mentre l'umanità si appresterebbe a fare il suo ingresso sulle scene finali dell'evoluzione globale orchestrata Divinamente, ci sarebbe dato di sperimentare un influsso e un'accessibilità, senza precedenti nella storia, della "Sapienza dall'Alto" (gli insegnamenti mistici prima nascosti) e una accelerazione mai raggiunta prima della "Sapienza dal Basso" (la scienza e tecnologia). Questi sono i segni e le meraviglie che si manifesterebbero all'inizio di una nuova era e che insieme lavorerebbero sinergeticamente per introdurre una coscienza messianica. I rabbini insegnano che l'individuo Messia è semplicemente il vortice di questa coscienza - il corpo resuscitato di tutta l'umanità.

Ci sono aspetti della tecnologia che sono destinati a giocare un importante ruolo messianico. La maestria tecnologica e fantastica del grande schermo evolutasi da Hollywood è, da una certa una prospettiva, il più grande mezzo di alterazione mentale e di impatto emotivo dal tempo della profezia. Per molti della nostra generazione, in maniera magica, i film sono divenuti versioni in "bianco e nero" delle visioni profetiche. Da una prospettiva sia morale che spirituale, è ovvio che ciò che esce da Hollywood oggi sia più una perdita che un guadagno ma, ancora una volta, la tradizione ebraica insegna che nell'antico periodo della profezia c'erano più di un milione di profeti, di cui soltanto un pugno riuscirono ad entrare nelle pagine della Bibbia - quelle visioni "tecnologiche interiori" che avrebbero avuto valore durevole nel tempo. Qualche volta l'unico valore di un intero film va ricercato in un'idea provocante o semplicemente in una stupefacente immagine ottica creata con il computer, che può essere usata come uno strumento importante per comprendere certe transizioni messianiche che si verificano nella nostra società e nel mondo in generale.

Il motivo del mio interesse non è stabilire se La Passione sia o no un'opera antisemita. In effetti la stessa domanda si può proporre (e si dovrebbe) a proposito dello stesso Nuovo Testamento. Per molti cristiani - in ogni momento della storia - i Vangeli sono testi sicuramente anti-ebraici e così dovrebbero essere perché essi credono che ogni persona nata da genitori ebrei sia intrinsecamente differente dal resto dell'umanità e rappresenti il "male" a differenti livelli. Altri cistiani, sebbene percepiscano anch'essi gli Ebrei come "differenti", preferiscono non soffermarsi su quei passaggi del Nuovo Testamento enfatizzando piuttosto gli insegnamenti di Gesù riguardo la fratellanza, l'amore e la redenzione. Direi invece che La Passione di Mel Gibson ha semplicemente utilizzato la tecnologia di Hollywood (apportandovi i propri abbellimenti) per aumentare la risoluzione di ciò che è già cablato nei due miliardi di cellule dell'attuale mente collettiva cristiana. Il suo film ci restituisce l'immagine del modo in cui mezzo mondo, intellettualmente e visceralmente percepisce quei responsabili dell'umiliazione, tortura e morte di Gesù, sia che lo vedano come un semplice profeta o come incarnazione divina.

Tuttavia Dio lavora in modi strani e a volte tortuosi, come ha proclamato il Profeta ebreo Isaia, "I miei pensieri non sono i vostri pensieri e le Mie vie non sono le vostre vie." Gibson, incurante della sua propria agenda, può anch'egli essere uno strumento nelle mani della Mente Divina, ma non nella maniera ovvia per gli spettatori. Per me la chiave che svela il messaggio messianico nascosto del film è contenuta nella grande prefazione di apertura del grande schermo, "Egli è ferito per le nostre trasgressioni". Questo è anche un versetto del profeta Isaia reso famoso dai Cristiani come l'essenza del loro "Servo Sofferente".

Tuttavia, prima che il mondo Cristiano utilizzasse questo passaggio per accreditarlo ad un solo Ebreo, la tradizione rabbinica, che si rifà allo stesso Isaia, ha sempre saputo che questo passaggio si riferisce invece a tutti gli Ebrei, l'anima collettiva della Nazione d'Israele. Gesù, come Ebreo a cui Dio ha affidato una missione, non è che una goccia in un oceano più vasto. Non deve sorprendere che questo sia ovvio per la tradizione ebraica ma non per altre tradizioni. Come scrisse il grande matematico e filosofo inglese Alfred North Whitehead, "Ci vuole una mente straordinaria per percepire l'evidente".

Nel corso delle ultime generazioni l'immagine di Gesù ha subito una trasformazione. Partendo da un'immagine di "cristiano" biondo e con gli occhi blu, è stato via via lentamente riconosciuto come ebreo, poi anche come facitore di miracoli, come rabbino istruito, ed oggi persino come cabalista, un ebreo saggio-mistico (così come centinaia dei suoi contemporanei). Ma la trasformazione finale di Gesù, questa sì di proporzioni messianiche, sarebbe quella di riconoscerlo anche come un microcosmo del corpo e dell'anima collettiva della nazione ebraica. Il ritratto di Isaia del Messia come un servo sofferente universale è soltanto uno dei ruoli nella totalità della centralità della missione ebraica nel tessuto della storia e nella riunificazione di tutta l'umanità in un unico Adamo, l'anima dimensionalmente superiore dalla quale è scaturita tutta la vita.

Le ultime dodici appassionate ore dell'umiliazione, tortura e morte di Gesù nella cronaca di Gibson non sono che un trailer dei venti secoli di incessante umiliazione, tortura e morte di milioni di ebrei innocenti, uomini e donne e bambini, per mano del resto dell'umanità, semplicemente per il loro essere ebrei. Insieme a Gesù i Romani crocifissero un quarto di milione di altri ebrei. Non molto tempo dopo la morte di Gesù il famoso Rabbi Aqiva, il Mosè virtuale della sua generazione, fu sottoposto ad una tortura lenta ed atroce: venne letteralmente e completamente scorticato vivo con dei pettini di ferro. I suoi colleghi - come lui grandi maestri di sapienza e amanti di Dio - furono anch'essi torturati e uccisi. Per quattromila anni, a partire da Abramo e Sara, per gli ebrei è stata un'esperienza incessante di bagni di sangue, dominazione ed esilio dalle proprie case in Terra d'Israele, seguite da tortura ed assassinio per mano di Crociati, pogroms, libelli di sangue, inquisizioni, espulsioni e Olocausto. Tuttavia, secondo la tradizione biblica, sono esattamente queste ferite incise sul cuore dell'ebraismo che fanno sì che sia l'ebraismo a portare su di se il peso cosmico delle imperfezioni del mondo, e che paradossalmente lo guideranno verso la sua rettificazione finale.

Molti anni fa, quand'ero un giovane che studiava a Gerusalemme per diventare rabbino, incontrai un ministro cristiano che si stava appassionatamente riconnettendo con l'ebraicità del suo salvatore Gesù (aveva persino mandato il suo figlio minore ad un campeggio ebraico per fargli acquisire un po' di cultura ebraica). Egli mi raccontò una cosa straordinaria che non ho mai dimenticato. Egli rinacque come cristiano all'età di 16 anni. Crescendo nel Sud America non aveva letteralmente mai incontrato prima un solo ebreo. Retrospettivamente, il mio amico cristiano mi disse che Gesù fu il primo ebreo che avesse mai incontrato.

Gesù l'ebreo è, per la maggior parte del mondo, semplicemente il primo ebreo che essi hanno conosciuto. E' una sfida vedere La Passione attraverso una gamma differente di occhi messianici. Non soltanto Gesù è ebreo, Gesù è anche un microcosmo di tutta la nazione ebraica. Come cristiani credenti e come giusti non ebrei, Gesù può anche essere stato il primo vero ebreo che avete iniziato conoscere e con il quale avete una relazione intima, ma non dovrebbe essere certamente l'ultimo. Gesù può essere la verità, la luce e il modo per tutti i giusti gentili di iniziare una relazione non soltanto con l'anima collettiva della Nazione d'Israele ma anche con gli insegnamenti sacri della Torah - la vasta tecnologia spirituale e la sapienza dell'ebraismo - applicabili a tutta l'umanità.

In Harper's Magazine, Mark Twain nel 1898 concluse un saggio dicendo che da una prospettiva storica, "Gli Egiziani, i Babilonesi, e i Persiani sono saliti al potere, hanno riempito il pianeta di suoni e splendori, per poi…morire. I Greci e i Romani hanno seguito a ruota. L'ebreo ha visto tutti loro, li ha superati, e ora è ciò che è sempre stato, non esibisce ne decadenza ne infermità a causa dell'età, nessun indebolimento delle membra… Tutte le cose sono mortali eccetto l'ebreo; tutte le altre forze passano, ma egli rimane. Quale è il segreto della sua immortalità?".

Dando credito a Mel Gibson, a questa domanda aggiungerei "E qual è il segreto della sua sofferenza?" In altre parole, entrambi i segreti devono essere visti semplicemente come due lati di una stessa enigmatica moneta cosmica. Percepire l'appassionata sofferenza del Cristo può aprire la porta per comprendere la sofferenza del suo stesso popolo, perché entrambi, nel mistero dell'anima immortale ebraica, sono feriti per le nostre trasgressioni.

Inoltre Gesù è soltanto uno dei doni che l'Ebraismo ha offerto al mondo. La Torah (Il "Vecchio Testamento") come fondamento della Bibbia Cristiana è soltanto una piccola parte di ciò che l'ebraismo ha ancora da offrire. All'interno degli insegnamenti rivelatori della Tradizione Orale della Torah, si trova una casa di tesori virtuali e di chiavi universali per comprendere la creazione. E questo è specialmente vero per quanto riguarda gli insegnamenti esoterici, la Cabalà ebraica, che soltanto nella nostra generazione, a compimento dell'antica profezia, sta divenendo accessibile anche ai giusti non ebrei mentre ci prepariamo all'imminente salto quantico di tutta l'umanità e della vita.

Un altro profeta ebreo, Zaccaria, ha avuto una visione del futuro messianico e ha testimoniato che, "In quei giorni dieci persone appartenenti a popoli di diversa lingua si afferreranno all'abito di un solo Ebreo dicendo: Vogliamo venire con voi, perché abbiamo udito che Dio è con voi". Gesù può essere il primo ebreo con cui un cristiano è venuto in contatto, ma non dovrebbe essere l'ultimo.

 

Rabbi Bakst dirige un centro di studio della Torah e della Cabalà a Colorado Springs aperto a tutti ebrei e non ebrei in cerca di illuminazione spirituale nella Torah d'Israele.

(traduzione dall'inglese di Rosanna Ghilardi)

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