RIFLESSIONI

RIFLESSIONI

Di fronte alle tragiche calamità che hanno colpito i paesi che si affacciano sull'Oceano Indiano, molti amici ci hanno chiesto cosa la Cabalà abbia da dire a riguardo. Iniziamo cercando nella Bibbia la descrizione di eventi analoghi. Molto significativo è questo Salmo di Davide (18):

[5] Mi circondavano flutti di morte, mi travolgevano torrenti impetuosi;
[6] gia mi avvolgevano i lacci degli inferi, gia mi stringevano agguati mortali.
[7] Nel mio affanno invocai il Signore, nell'angoscia gridai al mio Dio: dal suo tempio ascoltò la mia voce, al suo orecchio pervenne il mio grido.
[8] La terra tremò e si scosse; vacillarono le fondamenta dei monti, si scossero perché Egli era sdegnato. …………
[11] Cavalcava un cherubino e volava, si librava sulle ali del vento…………
[16] Allora apparve il fondo del mare, si scoprirono le fondamenta del mondo, per la tua minaccia, Signore, per lo spirare del tuo furore. [17] Stese la mano dall'alto e mi prese, mi sollevò dalle grandi acque, …………

La descrizione dei fenomeni naturali nelle righe precedenti è abbastanza simile al verificarsi di uno tsunami. Nel Salmo, Davide loda D-o per averlo salvato. Non bisogna dimenticare che, nonostante l'elevato numero delle vittime, ancora maggiore è il numero dei sopravvissuti, molti dei quali hanno fatto esperienza diretta di un miracolo. Certo, il Salmo non spiega la morte degli altri. Dal verso 16 si intuisce che tali eventi sono dovuti alla: "tua Minaccia, Signore," e "allo spirare del Tuo furore". Ci occuperemo di ciò tra breve.
Da notare il verso 11, dove, inaspettatamente, compare un'immagine di D-o mentre:

"cavalcava un Cherubino e volava".

Questo è uno dei rari riferimenti all'Opera del Cocchio (vedi programma) presenti nell'intera Bibbia. Dio stesso ci insegna come utilizzare il Cocchio: con l'ausilio di un Cherubino, un angelo celeste. In ebraico, la radice RAKHAV (Resh - Kaf - Beit), "cavalcare", è molto rara. Da questa radice viene Merkavà, "cocchio celeste". Ebbene, Kruv (Kaf Resh Beit), "cherubino", è una sua permutazione, ed è esso stesso un termine estremamente raro. Ritorneremo su questo punto alla fine dell'articolo.

Un'altra citazione di apocalissi naturali è in Abacuc (3):
[3] Dio viene da Teman (il Sud), ………
[5] Davanti a lui avanza la peste, la febbre ardente segue i suoi passi.
[6] Si arresta e scuote la terra, guarda e fa tremare le genti; le montagne eterne s'infrangono, e i colli antichi si abbassano: …………
[8] Forse contro i fiumi, Signore, contro i fiumi si accende la tua ira o contro il mare è il tuo furore, quando tu monti sopra i tuoi cavalli, sopra i carri della tua salvezza?

Anche qui, stranamente, nello stesso verso dove si descrive il "furore" contro il mare, si menzionano i "carri" (Merkavot) della salvezza:

quando tu monti sopra i tuoi cavalli, sopra i carri della tua salvezza

Esaminiamo ora Nachum (1)
[5] Davanti a lui tremano i monti, ondeggiano i colli; si leva la terra davanti a lui, il mondo e tutti i suoi abitanti.
[6] Davanti al suo sdegno chi può resistere e affrontare il furore della sua ira? La sua collera si spande come il fuoco e alla sua presenza le rupi si spezzano.
[7] Buono è il Signore, un asilo sicuro nel giorno dell'angoscia:
[8] conosce quelli che confidano in lui quando l'inondazione avanza.

Anche qui, come sovente nei testi profetici, le catastrofi naturali vengono lette come "furore divino", ma negli stessi brani si mette sempre in luce anche la Sua bontà e protezione ("un asilo sicuro nel giorno dell'angoscia"). Come vedremo tra poco, "il male è il trono del bene" (Baal Shem Tov).

L'ultimo brano che vorremmo proporre alla vostra attenzione è dal profeta Zaccaria (14)
[1] Ecco, viene un giorno per il Signore…
[2] Il Signore radunerà tutte le genti contro Gerusalemme per la battaglia……
[3] Il Signore uscirà e combatterà contro quelle nazioni, ……
[4] In quel giorno i suoi piedi si poseranno sopra il monte degli Ulivi che sta di fronte a Gerusalemme verso oriente, e il monte degli Ulivi si fenderà in due, da oriente a occidente, formando una valle molto profonda; una metà del monte si ritirerà verso settentrione e l'altra verso mezzogiorno. ………
[8] In quel giorno acque vive sgorgheranno da Gerusalemme e scenderanno parte verso il mare orientale, parte verso il Mar Mediterraneo, sempre, estate e inverno.
[9] Il Signore sarà re di tutta la terra e ci sarà il Signore soltanto, e soltanto il suo nome. ………………

Pur se non vengono menzionati direttamente dei terremoti, il fatto che il Monte degli Olivi si spezzi in due parti non fa certo pensare ad qualcosa di molto tranquillo. Tuttavia, nonostante la loro drammatica severità, quegli eventi sono il preludio alla redenzione finale, alla pace tra tutti i popoli.

Cerchiamo di mettere insieme i vari elementi raccolti. Affrontiamo subito la questione del Dio severo, in preda ad attacchi di rabbia che costano la vita a migliaia di persone. Pur postulando la possibilità che si tratti di una punizione per peccati o colpe commesse, rimane l'ovvia considerazione che, tra le vittime, ci sono anche ignari ed innocenti.

Abbiamo già detto in numerose occasioni che il linguaggio della Bibbia è metaforico, e il suo aspetto letterale era stato rivelato in compatibilità con culture di migliaia di anni fa. In quei tempi, come anche in non poche religioni oggi, la sensazione che la Presenza Divina fosse dietro eventi di ogni tipo era dominante. In quelli catastrofici lo era ancora di più, proprio per il carattere di forza estrema e di rarità improvvisa, che li accompagna. L'essere umano riscopre la sua piccolezza ed impotenza, e il suo pensiero va subito a ciò che è molto, molto più grande di lui. In tutte le antiche tradizione era accettata e presente l'idea che catastrofi di quel tipo fossero delle "punizioni" dall'alto, per i peccati delle società o dei singoli.

Si tratta del principio duale: premio-punizione. In una forma o nell'altra, esso risiede in ogni società e cultura, laica o religiosa che sia. Lo si ritrova nell'educazione, nel mondo del lavoro, degli affetti, ecc. Ciò può essere simpatico o meno, può sembrare giusto o sbagliato, ma esiste, al di là di ogni opinione. Casomai, la discussione si può fare sull'entità dell'uno o dell'altra, su quando e come applicarle, sui parametri necessari ad arrivare ai giudizi esecutivi.

Secondo la Cabalà, nell'Unità Divina pulsano due aspetti complementari, dai quali proviene ogni polarità nel mondo creato: l'Amore e la Forza. Questa duplicità si riflette nei Nomi Y-H-V-H, l'aspetto di Chesed, Amore e Grazia, e nel nome ELOHIM, la Forza. Come spiegato sovente in passato, il nome Elohim è l'insieme dei principi che hanno creato e che sostengono il mondo, specie nei suoi aspetti naturali. Elohim vale 86, come "hateva", "la natura". Elohim è il Nome del limite, e le leggi della natura sono quelle al cui interno Dio ha "limitato" la Sua infinita onnipotenza.

Anche se sembra assurdo, quelle stesse leggi e principi, oggi ben studiati e compresi dalle scienze, che stanno dietro a fenomeni così armonici, come il sorgere o il tramontare del sole, stanno anche dietro agli eventi più imprevedibili e terrificanti, come terremoti o alluvioni. Per esempio, come risultato dei processi di formazione e di evoluzione della superficie terrestre, si sono formati gli zoccoli continentali, ed essi posseggono movimenti diversi nei confronti gli uni degli altri. Se si pensa che una volta tutti i continenti erano uniti e se si vede l'area da loro occupata adesso si comprende quanto si siano spostati. Come si vede dalle conseguenze, non si tratta di un movimento dolce e graduale, ma esso avviene a "strappi". Di qui molti dei terremoti e maremoti.

Sul piano della natura non c'è il bene o il male. Ci sono fasi diverse di molteplici processi. Si può dire che la vita e la morte sono tra queste fasi. Le stesse leggi che governano la vita ne governano anche la sua fine, anche quando prematura e drammatica.

Inoltre, nel nome Elohim, è compresa la dualità premio-punizione spiegata prima. Per fortuna questo non è il solo aspetto della realtà. Nel nome Y-H-V-H è contenuto il progetto del super-naturale. Al di là di leggi e regole, a volte a nostro vantaggio, a volte no, esiste il piano della misericordia, della grazia, dell'amore gratuito. Questa dimensione non appartiene più alla natura, ma interamente agli esseri umani. Infatti, mentre Elohim, 86, equivaleva a "la natura", Y-H-V-H, in uno dei suoi "riempimenti" cabalistici, vale 45, come ADAM, "essere umano". Inoltre, le quattro lettere, quando disposte una sull'altra, disegnano la struttura del corpo umano. Infine, esse rappresentano anche i quattro ruoli nei quali ogni essere umano viene a trovarsi nella vita: Padre, Madre, Figlio, Figlia.

Mentre Elohim si rispecchia prevalentemente nell'ordine naturale (incluse le leggi del metabolismo che governano il corpo umano), Y-H-V-H ha bisogno dell'anima dell'uomo e della donna per rivelarsi, dei loro pensieri, dei loro sentimenti. Il Nome Y-H-V-H dimora soprattutto nelle società e nelle culture.

Questi due aspetti del Divino sono complementari e si integrano a vicenda. Quando l'uno diventa insufficiente, arriva l'altro, e viceversa. Cosa significa? Ad esempio, quando c'è troppa severità e durezza da parte di Elohim, allora è tempo che gli esseri umani rivelino amore gratuito e generoso l'uno verso l'altro. Viceversa, anche là dove non c'è una fede specifica, o un riconoscimento del Divino, lo studio, o l'immersione nella natura, avvicinano il lato nascosto di Elohim, e ciò nutre comunque la personalità, anche se non riconosciuto.

L'errore da evitare è di biasimare Dio per ciò che succede di brutto e tragico nel mondo. Ciò dimostrerebbe una mancanza di comprensione sia dell'uno che dell'altro aspetto del Divino. Cosa servirebbe biasimare la natura? Nel contempo, se è successo qualcosa di terribile, allora è tempo che la generosità, la solidarietà e l'assistenza scattino nei popoli non colpiti. L'aspetto misericordioso di Dio ha bisogno degli esseri umani per rivelarsi.

A conclusione, vorremmo accennare ad un possibile spiegazione del come mai, nei brani del Salmo 18 e di Abacuc 3, ci siano menzioni sul Cocchio Celeste. Senza entrare nel merito di un argomento fin troppo spinoso, il problema della sofferenza del giusto e dell'innocente, come individuo singolo, è trattato dal Libro di Giobbe, le cui chiavi risolutive sono nelle Cinquanta Domande che Dio gli rivolge alla fine. Esse sono le Cinquanta Porte dell'Intelligenza (Binà). In breve, chi cerca una risposta alla domanda: come mai Dio permette che il male colpisca l'innocente (come singolo), la può trovare aprendo una per una le Cinquanta Porte. Pur appartenendo alla mente razionale, esse conducono al suo totale superamento, e alla scoperta degli insegnamenti superiori contenuti nel paradosso.

Quando la stessa domanda viene posta per intere collettività di persone, appartenenti a paesi e popoli diversi, (decine di migliaia tra malesi, tailandesi, indiani, le migliaia di turisti europei), la "risposta" va oltre le stesse Cinquanta Porte. Ovunque nella tradizione ebraica, la Merkavà indica sempre lo stato del rapimento mistico. Il contemplante viene sollevato, metaforicamente, in un cocchio celeste, e portato nelle sfere superne, in un vero e proprio viaggio. Non si confonda ciò col cosiddetto "viaggio astrale" che è una semplice fuoriuscita temporanea di una parte della propria consapevolezza fuori dal corpo.

Nella Merkavà il contemplante si sente interamente portato fuori, e fa esperienze intense come quelle sensoriali, o più forti ancora. Inoltre, la Merkavà porta a dei piani superiori, le dimore degli angeli più elevati, fino allo stesso Trono di Dio, il luogo della Sua dimora.

Non si tratta di un viaggio facile, e spesso si devono confrontare forze terribili quanto mirabili. Il fatto che la Merkavà venga menzionata in unione ai brani riguardanti terremoti, maremoti, piaghe, significa che è solo in tale stato di rapimento e di contemplazione che si trova risposta alle domande che affollano la mente dopo il loro manifestarsi. Solo guardandole dall'alto, molto dall'alto, le faccende delle collettività umane possono venire comprese. È solo dall'alto della Merkavà che si vedono le vie di Dio, e come il male sia in realtà il "trono del bene".

 

(per una versione pdf di questo articolo, con i caratteri ebraici dei due versi citati prima, cliccare qui)