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INTRODUZIONE DI RABBI ASHLAG AL SEFER SHAAR HA-HAQDAMOT
"La Porta delle Introduzioni"

 

   È un fatto noto che la causa di tutte le terribili sofferenze, povertà e distruzione, disprezzo e uccisioni, che il Misericordioso ce ne liberi, si trova nella mancanza dell’impegno dedicato alla SAPIENZA DELLA CABALÀ. A questa conclusione arriviamo da una spiegazione data dai Saggi sul verso: (Isaia, 40 6-8)

"Una voce dice: Piangi, ed egli dice, per che cosa dovrei piangere? Tutta la carne è come l’erba, e tutta la sua grazia (Chesed) è come il fiore del campo: l’erba si secca, il fiore appassisce, quando lo spirito di Dio soffia su di ciò; veramente il popolo è come erba. L’erba si secca, il fiore appassisce, ma la Parola di Dio rimane per sempre. "

    La spiegazione di tale brano ci viene data dal Tikkunei Zohar:

«La voce dice: "Cosa dirò"? "Tutta la carne è come l’erba", tutti sembrano degli animali, che mangiano erba. "E tutta la sua grazia è come il fiore del campo", tutto il bene che fanno lo fanno a se stessi. Sono costoro che rendono la Torà secca, quelli che non desiderano occuparsi della sapienza della Cabalà.. Guai a costoro, che a causa di ciò fanno si che nel mondo ci siano povertà e distruzione, disprezzo, uccisione e perdizione.»

    Così. la causa del rafforzarsi del male nel mondo fisico si trova nella mancanza di impegno nello studio santo, nello studio della SAPIENZA DELLa Cabalà.. Infatti il solo studio della parte rivelata della Torà (niglè) non basta ad adempiere il dovere stabilito dal precetto (secondo il quale ogni ebreo è obbligato a studiare la Torà), come è scritto nel Tikkunei ha-Zohar (49):

«Guai a quelle persone dall’occhio ottuso, al cui proposito il verso dice: "Hanno occhi e non vedono". Essi non vedono la luce della Torà; sono paragonabili a delle bestie che non vedono e non conoscono se non la biada della Torà, che è come un guscio esterno della sapienza.»

    Commenta così il Gaon di Vilna:  «La sapienza interiore si chiama Santo, e la biada è lo studio del significato semplice, che si chiama anche "tivna del oraita", "biada della Torà". E la pula è il dikduk (le considerazioni grammaticali ed etimologiche) delle parole, che è l’ultimo guscio della Torà,... Anche se tutto ciò possiede la santità della Torà, in ogni caso, se paragonate alla sapienza della Cabalà., tutto ciò è come dei gusci e delle buccie...»

    Il santo Rabbi di Meziditschov (nel suo libro "Sur mi Ra ve assè tov") così dice: "Ecco, senza la conoscenza della sapienza delLa Cabalà. la persona è come un animale... egli fa le mitzvot (i precetti religiosi) senza capirne il significato, ma solo perchè così è stato abituato a fare, e viene paragonato agli animali che mangiano l’erba, che non ha il gusto del cibo adatto agli esseri umani. E anche se una persona è un grande uomo d’affari, o simili, ed è molto impegnato, non è esentato dal dovere  studiare questa sapienza, ... quindi ognuno di noi è tenuto a fare il possibile per risparmiare un po’ di tempo quotidiano dal resto delle sue cose e studi onde gli rimanga tempo per occuparsi di questa sapienza (La Cabalà.), poichè essa è il fondamento della Torà. Questo dovere fa parte delle regole essenziali del popolo ebraico, e una delle quattro domande che vengono fatte all’ebreo quando arriva alle soglie del mondo a venire è: Hai stabilito dei momenti fissi per studiare la Torà?. Ciò significa che nessuno è esente dall’obbligo di occuparsi della parte interiore della Torà, poichè senza di essa l’uomo è come un bue, che mangia dell’erba."

Il maestro che ha scritto il libro "Ateret Tzvi", nella sezione "Baalotkha" così dice:

    "Questa verità si è impressa e radicata nella mia anima: Chi non ha visto la luce dello Zohar (il libro dello Splendore) non ha mai visto la luce nella sua vita".

    Da tutto quanto detto, diventa evidente quanto noi dobbiamo sforzarci in tutti i modi per trovare il tempo da dedicare allo studio di questa santa sapienza, poichè senza di essa l’uomo viene paragonato ad un animale, che si nutre di fieno, e non è adatto agli alimenti umani. Così il santo Rabbi SHALÀ disse ai suoi figli che che tutti coloro che non hanno assaggiato il gusto della sapienza della Cabalà non hanno avuto un assaggio di cosa significhi temere il peccato. Inoltre disse che il giorno in cui è stata rivelata la Torà del nostro maestro Arizal (Rabbi Itzchak Luria) è stato grande e importante come quello in cui è stata data la Torà di Moshè ad Israele.

    Inoltre, la grande decadenza avvenuta nella generazione che ha abbandonato l’osservanza della Torà, anche ciò è stato causato dal non essersi occupati di questo santo studio, quello della Chokhmat ha-Qabalà. Nel libro "Torat simchà" (pag. 57), scritto dal Rabbi Bonam di Prishezke, ci si domanda: Come nella città di Praga, che era un luogo dove si studiava molto la Torà, ciò nonostante, l’Ebraismo se ne andava giorno dopo giorno? La spiegazione che viene data è che nel passato era sufficiente lo studio della Torà rivelata, invece adesso, nel periodo di Yikavta de-Meshicha (le orme del Messia), immediatamente precedente alla rivelazione messianica, deve esserci anche la Torà esoterica. Ciò è paragonabile ad una candela accesa: poco prima di esaurirsi la sua luce si rafforza e la sua fiamma si innalza di più. In modo analogo, nel passato lo Yetzer ha-ra (la tendenza al male), non era così forte, e quindi per contenerlo era sufficiente la Torà rivelata. Invece adesso, prima della redenzione, la tendenza al male si rafforza molto di più, e per questo occorre rafforzare lo studio della Torà estendendolo alla sua parte nascosta.

    Durante tutta la durata del nostro lungo esilio avevamo il comandamento di nascondere questa santa sapienza, piena di segreti e di misteri. Ma ora, nel periodo in cui viviamo, che è già quello messianico, il precetto è di rivelare questa santa sapienza. Quanta è anche l’opinione del grande Rabbi Avraham Azulai, nell’introduzione del suo libro Or ha-Chamà, dove spiega che coloro che non si occupano di studiare La Cabalà. si dividono in quattro categorie. La terza di queste categorie è costituita da persone che conoscono l'importanza della sapienza cabalistica, e sono consapevoli dell'errore che commettono nel nasconderla. Tuttavia essi pensano che in questo periodo non ci sia nessuno in grado di comprenderla, a casusa della profondità dei concetti da essa trattati. A proposito di questa categoria di persone aveva scritto Rabbi Shimon bar Yochai (l’autore del Santo Zohar, nell parashà di Qedoshim), dicendo che è necessario imparare Torà da ogni persona, perfino da colui che non la conosce. E ho trovato scritto che la proibizione di non studiare la Sapienza della Verità in pubblico aveva un limite temporale, fino alla fine dell’anno 5250 (cinquecento anni fa). Da allora è stato dato il permesso di occuparsi dello studio del Sefer ha-Zohar. E dall’anno 5300 dalla creazione di Adamo è diventato cosa preziosa e lodevole l’occuparsene in modo pubblico, sia da parte dei grandi che dei piccoli, dato che è per merito di questo studio che in futuro verrà il Mashiach, e non per merito di qualche altra cosa .

    Nei nostri libri sono riportate le parole dei più grandi e dei più saggi maestri della terra, e vi sono altre migliaia di citazioni, sparse nel Santo Zohar e in altri libri santi, come nell’introduzione di Rabbi Chaim Vital al libro Etz Chaim, che vedono questo argomento tutti nello stesso modo. E sono tutti d’accordo su ciò:  ogni ritardo della nostra redenzione, e  tutto il male che ci circonda in questo esilio amaro, tutto ciò è unicamente causato dalla mancanza di questo santo studio. Alla luce di tutte queste considerazioni, abbiamo preso su di noi il santo impegno di sforzarci, con l’aiuto di Dio, di diffondere e di moltiplicare la Sapienza della Verità, di pubblicare tutti gli scritti del nostro santo maestro Arizal, il libro Etz Chaim e tutte le Otto Porte,...


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