La Cabala Albero della Vita Studiamo Insieme Novita Oltre Il Fiume  Ultimo aggiornamento 20 dicembre Pubblicazioni
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DUE RACCONTI CHASIDICI DA RAV SHLOMO CARLEBACH

 

IL MAGGID DI TRISKER

 

È noto che il Reb Abvromole, il Maggid di Trisker (un grande maestro chasidico delle prime generazioni) non mangiava né dormiva mai. Una volta il Reb Baruch di Medzhibozh, nipote del Baal Shem Tov, incontrò Reb Avromole e gli chiese: "Heilighe Reb Avrom, come mai non dormi e non mangi mai?"

"E’ molto semplice. Oggi non ho mangiato perché ero troppo stanco per non avere dormito tutta la notte. E ieri notte non ho dormito perché ero troppo affamato dal giorno precedente."

A Rav Barukh lo scherzo non piacque tanto, e disse con una certa rabbia: "Rispondimi sul serio!"

Così il Maggid di Trizker gli disse la verità.

"Mio padre, Reb Motele, non pronunciava mai una sola parola al mattino, prima di pregare. Una mattina, tuttavia, mi svegliò molto presto, prima della preghiera, e mi disse: "Avrom, prepara i cavalli, partiamo per un viaggio".

Allora avevo solo nove anni, ed era un grande onore per me andare da qualche parte con il mio padre, che era un grande tzaddik. Mi ricordo ancora quel viaggio attraverso la foresta, solo con mio padre, mi ricordo come le foglie d’ogni albero sembravano risplendere di luce.

Dopo parecchio tempo mio padre guidò la carrozza fuori dalla strada regolare, lungo una specie di sentiero nel sottobosco e tra i cespugli, finche arrivammo ad una vecchia capanna semidistrutta. Qui mio padre fermò i cavalli, mi diede le redini da tenere e disse: Aspettami qui.

Egli entrò nella capanna, e ci rimase per più di un’ora. Quando uscì, era accompagnato da un giovane uomo.

Barukh, ti ricordi come il volto di mio padre era sempre risplendente, capace di illuminare il mondo da un lato all’altro? Ebbene, non era niente rispetto al volto di quest’uomo, che era così luminoso da abbagliare chiunque lo avesse guardato. Io non riuscivo nemmeno a sentire che cosa si stessero dicendo. Solo quando si avvicinarono ala carrozza sentii il giovane che, rivolto a mio padre, gli chiedeva:

Sei sicuro che questo è quanto avevi da dirmi?

Mio padre rispose:

Si, questo è quanto.

Subito dopo iniziarono entrambi a piangere, e dopo parecchio tempo, quando i loro singhiozzi si acquietarono, si baciarono e abbracciarono salutandosi, come se sapessero che non si sarebbero più visti per un lungo tempo. Poi mio padre salì in carrozza e, senza voltarsi indietro, prese le redini in mano e lanciò i cavalli in piena corsa attraverso la foresta.

Quando raggiungemmo la strada egli rallentò l’andatura. Per tutto il tempo mio padre rimase silenzioso, completamente assorto nei suoi pensieri, fissando la strada. Io ero troppo spaventato per chiedergli qualcosa. Solo quando arrivammo in vista della nostra casa riuscii a chiedergli:

Padre, chi era quell’uomo?

"Il Mashiach ben David", mi rispose, "il Mashiach".

"Il Mashiach, qui, adesso? Ma cosa voleva da noi?"

"Egli mi ha chiesto se fosse o no arrivato per lui il tempo di venire. Ma ho dovuto dirgli la terribile verità, che nessuno lo sta ancora veramente aspettando."

E così il Maggid di Trisker disse a Rav Barukh: "Se tu avessi visto il Mashiach, e se tu sapessi che egli non può rivelarsi al mondo perché non c’è ancora nessuno che lo sta veramente aspettando, potresti mai mangiare o dormire?"

 


 

SOTTO IL LETTO

    Così tanta gente è talmente priva di una vera connessione con la vita in questo mondo, da pensare che sia da pazzi parlare della vita al di là di questa. Ma non è così. Esiste la vita da questa parte e anche da quell’altra. Secondo la tradizione ebraica, mentre la vita in cielo è più pura, è la vita in questo mondo ad essere il fuoco centrale. La gente viene qui in basso per venire riparata e per diventare completi.
    Abbiamo una tradizione secondo la quale gli tzaddikim governano entrambi i mondi, sono loro a controllare tutto ciò che succede. La Corte Celeste è diretta da tzaddikim che sono mancati di recente. Essi rimpiazzano altri giusti, tzaddikim, che sono ormai in Cielo da troppo tempo per ricordarsi la realtà della dura battaglia che viviamo in questo mondo.
    Quando il Rav Zlotchever mancò, venne chiamato a fare da giudice nella Corte Celeste. Ma come si insediò, si mise a trattare duramente tutti coloro che venivano esaminati.
"Come avete potuto commettere errori del genere?" gridava alle anime che arrivavano al giudizio celeste.
    Dopo qualche tempo, uno degli tzaddikim in terra si rese conto di quanto stava succedendo, e iniziò a protestare. "Non potete nominare giudice un uomo che non ha mai commesso un solo peccato tutta la sua vita! Cosa ne sa lo Zlotchever delle difficoltà di Moshele, il portatore d’acqua, e di tutta la gente comune? Egli proviene da una famiglia che per 13 generazioni non ha mai commesso nessun errore."
    Gli tzaddikim di questo mondo protestarono così intensamente per la sua severità, che in Cielo finalmente si decretò che lo Zlotchever si sarebbe ritirato e che lo tzaddik che per primo aveva protestato avrebbe preso il suo posto. Il decreto venne emesso poco prima di Shabbat. Quello stesso tzaddik ebbe a mala pena il tempo di dare l’estremo saluto alla propria moglie.
    In Cielo si giudica, ma la riparazione viene fatta in terra, a volte prima del Giudizio, a volte dopo. Qui stiamo parlando del riparare le anime di coloro che hanno lasciato questo mondo. Il Giudizio determinerà se uno andrà in Paradiso o all’inferno, o se a uno è permesso di tornare in questo mondo.
    Ma se la merce è danneggiata, non c’è Paradiso o reincarnazione che tenga. I recipienti sono rotti. Essi hanno bisogno di venire riparati e resi interi. Questo tipo di riparazione non avviene in Cielo, né possiamo farlo noi stessi.
    Un’anima che ha bisogno di venire riparata deve tornare in questo mondo e cercare uno tzaddik in grado di aiutarla. Certamente, se questa persona in vita era vicina allo tzaddik, non avrà problemi, dato che la sua anima è connessa allo tzaddik. Ma cosa succede ad una persona che non è mai stata connessa ad uno tzaddik nella sua intera vita?

  

    Il Maggid di Trisker, Rav Avromole, era uno degli otto figli di Reb Motele di Chernobyl, che era veramente uno dei più grandi tzaddikim di tutte le generazioni. Rav Motele era il centro di tutti gli tzaddikim del suo tempo. Si prendeva cura dei vivi e dei morti, ed era il capo dei 36 tzaddikim nascosti, grazie ai cui meriti il mondo rimane in piedi. Prima di mancare, Reb Motele suddivise il regno delle sue responsabilità tra i suoi figli, e al Maggid di Trisker diede l’incarico di prendersi cura delle anime dei defunti.

    Rav Avromole viveva così: si alzava alle otto, andava al mikvè, pregava. Alle due del pomeriggio iniziava a sbadigliare: "Sono così stanco, devo andare a coricarmi un poco". Andava nella sua stanza fino alle tre, poi pregava la preghiera del pomeriggio e della sera. Alle dieci di sera nuovamente iniziava a sbadigliare. "Sono così stanco. Devo tornare nella mia stanza".

    La verità è che il Maggid di Trisker non dormiva né mangiava mai. Inoltre, nella sua stanza non teneva mai libri, poiché, dietro la porta chiusa, egli si occupava delle anime dell’oltretomba che avevano bisogno di riparazione (tikkun).

    Le anime dell’oltretomba non sono in grado di leggere libri di Torà. Per evitare di farle vergognare, il Maggid di Trisker non permetteva mai che nella sua stanza entrassero libri. Se ne trovava uno lo portava subito fuori.

    Una volta, il Maggid di Trisker, durante un viaggio, arrivò ad un villaggio dove c’era un solo ebreo in grado di ospitare lui e la corte di discepoli con i quali solitamente si muoveva. Soltanto che quest’uomo era un vero mitnaghed (oppositore del Chasidismo).Egli aveva sentito così tante storie sui Chasidim, e non credeva per niente che il Maggid di Trisker non dormisse ne mangiasse mai.

    Diceva: "Che non mangi posso anche crederlo. Dorme così tanto che non è possibile che gli venga fame. Non ha nemmeno un libro nella sua stanza, quindi non mi puoi dire che sta in piedi di notte a studiare".

    Questo ricco ebreo era dunque contento di avere l’opportunità di ospitare il Maggid di Trisker, poiché ciò gli avrebbe dato la possibilità di dimostrare cosa Reb Avromole facesse dietro la porta chiusa. "Sarà là a russare, sono certo."

    Mentre il Maggid di Trisker recitava la preghiera serale, il nostro padrone di casa riuscì ad entrare nella stanza che aveva riservato al suo ospite, e si nascose sotto il letto. Alle dieci, il Maggid di Trisker disse ai suoi Chasidim: "Devo andare nella mia stanza". Il ricco ebreo sentì il rabbino entrare e sedersi sul letto. Non appena i Chasidim, che lo avevano accompagnato in stanza, se ne andarono, e chiusero la porta per dare al Rebbe un po’ di intimità, egli sentì che la porta si apriva di nuovo. Una folla intera si precipitò nella stanza. L’uomo sotto il letto sentiva il rumore dei loro piedi, e il mormorio delle loro voci.

    Già durante il giorno il ricco padrone di casa aveva avuto modo di assistere alle udienze che il Maggid di Trisker concedeva alle persone, che si accavalcavano per venire ricevute, e che entravano a gruppi di dieci, venti e perfino trenta alla volta. Ma adesso, sembravano migliaia. Cosa stava succedendo? Da dove arrivava tutta questa gente? Come poteva esserci posto in quella piccola stanza da letto?

    Durante il giorno la gente si lamentava così: "Rabbi, sono malato, fammi guarire dal mal di schiena".

    "Rabbi, ho bisogno di soldi per il mio commercio".

    "Rabbi, mi puoi aiutare a trovare un marito per mia figlia?".

    Ma durante la notte la gente diceva: "Rebbe, sono distrutto! Non mi lasciano entrare in Paradiso. Non mi lasciano nemmeno entrare nell’inferno. L’unica cosa che posso fare è vagabondare da un posto all’altro. Rebbe, ripara la mia anima."

    La cosa peggiore era che questo ebreo nascosto sotto il letto sentiva così tante voci nella stanza, ma quando guardava dal sotto non poteva vedere nemmeno un piede. Era così terrorizzato che si mise a tremare, e doveva fare del suo meglio per impedire che gli si mettessero a battere i denti.

    Improvvisamente sentì un’altra voce, più forte di tutte, gridare: "Rebbe, abbi compassione della mia anima tormentata. Aggiustami, aggiustami."

    "Cosa posso fare per te?", chiese il Maggid di Trisker, "mentre eri in vita non ti sei mai preso il disturbo di venire da me. Non mi hai mai nemmeno dato un centesimo da distribuire in tzedakà, per unirti a me. Così adesso come posso fare per aiutarti?"

    "Ci deve essere un modo". La povera anima implorava il Rebbe da un luogo di profonda disperazione e pena.

    "In realtà c’è solo un modo. Il tuo vicino, Shmulik, era uno dei miei Chasidim migliori. Shmulik mi ha dato molta tzedakà quando era vivo. Se egli mi dicesse che un solo soldo di ciò che a dato era a tuo nome, allora potrei trovare un modo per aiutarti."

    "Shmulik lo farebbe per me, ne sono certo."

    "Bene, allora voglio che tu vada a chiederglielo!"

    "Come potrei fare ciò? Egli non crederebbe che io vengo a nome tu, Rebbe!"

    "Allora manderò qualcuno con te, che faccia da testimone." A questo punto il Maggid di Trisker diede un forte e rapido calcio sotto il letto, e disse all’ebreo che se ne stava nascosto:

    "Esci da lì!"

    Quando l’ebreo si rese conto che il Maggid di Trisker stava per mandarlo all’altro mondo a fare da testimone in una transazione tra due anime di defunti, si mise a implorare da sotto il letto.

    "Ti prego, ti prego, Rebbe! Non farmi questo! Ti prometto che non dirò a nessuno ciò che ho visto!"

    "Esci da lì!"

    L’ebreo uscì, strisciando sulla pancia. Piangeva, urlava, gemeva, aggrappato alle gambe del Rebbe.

"Ti prego, Rebbe! Hai visto, ho moglie e tre bambini. Non voglio morire, non sono ancora pronto per morire!"

"Dio proibisca che tu debba morire. Ma visto che mi stavi spiando, potrai per questo anche agire da mio testimone. Prendi il mio bastone, e recati con l’anima di questo uomo al cimitero."

L’ebreo si guardò intorno. L’incubo peggiore era che in quella stanza non c’era assolutamente nessuno, oltre a lui e al Rebbe.

"Colpisci la prima tomba nella seconda fila e dì che Avrohom ben Hanna ordina a Shmuel ben Rivka di dare un soldo per riparare l’anima di questo suo vicino, Yosef"

La parte più bella di questa storia è che l’ho sentita dal pronipote di quell’uomo che era nascosto sotto il letto. Inutile dire che dopo quell’evento egli diventò uno dei più grandi Chasidim di Trisker.

 

Tratte dal libro "Shlomo’s stories", Stories by Shlomo Carlebach. Jason Aronson Inc.


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