I
Sette Sentieri della Tora' |
di Rabbi Avraham Abulafia
Agli occhi di ogni uomo e' chiaro
che la Torah, che porta il nome di Libro del Giusto (2
Sam. 1.18), e' un: "albero di vita, e' per chi si aggrappa a lei, e
chi la stringe e' fortunato" (Prov. 3.18). E' risaputo per tradizione, in base
al Libro di Razi'el, che il valore numerico della parola me'usar (fortunato)
corrisponde a quella di Yisra'el "Israele"; da questo scaturisce la
conoscenza di tutti i fenomeni delle vie dei segreti dei precetti e a lui andranno uniti
desideri, delizie, insegnamenti, pensieri dotati di fede, speranze.
Percio' e' opportuno far conoscere
ai rettori delle accademie d'ogni dove tutto cio' che concerne le lettere ed i termini che
istruiscono sulle varie realta', maschili e femminili, singolari maschili e singolari
femminili, plurali maschili e plurali femminili, per separare sottilmente in essi fra ciòo' che e' bene e cio' che e' male, e fra pensieri giusti e pensieri fallaci. Tutto questo si
svela tramite i sette sentieri, in cui sono contenute tutte le sapienze, per ogni lingua e
nazione.
Riassumero' dunque tali questioni
in questa lettera, affinche' sia per voi d'ammonimento.
I sette sentieri della Tora'
sono i seguenti:
1) Il primo
sentiero racchiude la comprensione letterale della Tora' "poiché
l'interpretazione di un verso non deve allontanarsi dal senso letterale". Questa
e' la via che si addice al popolo, uomini, donne e pargoli; anche se e' noto che ogni
essere umano, all'inizio della sua esistenza - fra infanzia e giovinezza - fa parte di
questo gruppo. In seguito, ci sono persone che studiano e altre che rimangono del tutto
senza istruzione sulla via della conoscenza delle lettere, ma d'ogni uomo e' detto: Puo'
divenire saggio pure l'uomo che e' nato simile ad un giovane onagro selvatico (Giobbe. 11,12).
E' pertanto indispensabile che, a colui che e' totalmente illetterato, si
trasmettano alcuni elementi della tradizione, sì che diventi credente per fede ricevuta,
resti nel proprio ambito e si mantenga entro la sfera del senso letterale. Sembrera' così
che abbia studiato, e si atterra' a cio' che ha acquisito come vi si attiene chi ha appreso i significati letterali della Tora': in tal modo verra' sottomesso a questo
primo sentiero.
2) Il secondo sentiero racchiude la
comprensione del testo secondo molteplici commenti: cio' che li accomuna e' il ruotare
intorno alla sfera del senso letterale, che essi circondano da ogni parte. Cosi' fanno la Mishnah
ed il Talmud, che espongono il senso letterale della Tora'. Si veda la
questione della "circoncisione del cuore": la Tora' prescrive di
circonciderlo, come e' detto: Circoncidete il prepuzio del vostro cuore (Deut.
10.16). Preso in senso letterale, questo precetto e' assolutamente irrealizzabile: percio'
esso richiede un'interpretazione, offerta dal versetto: Il Signore, tuo D-o,
circoncidera' il tuo cuore (Deut. 30.6), che segue l'affermazione: E
tornerai al Signore tuo D-o (Deut. 30.2). Dunque, la circoncisione del cuore e'
propriamente l'imbocco della via del ritorno al Signore, sia Egli benedetto; la
circoncisione dell'ottavo giorno, invece, è un'altra cosa, perché è impossibile
interpretarla nel senso di un pentimento, come l'hanno intesa gli incirconcisi di cuore e
gli incirconcisi di prepuzio. Dunque la circoncisione del neonato va necessariamente
intesa in senso letterale, ed è di gran giovamento, come già ci è stato rivelato da
alcuni, lode a D-o.
3) Il terzo sentiero racchiude la
comprensione del testo sotto il profilo omiletico e narrativo, e comprende entrambi i
metodi menzionati in precedenza; un esempio è offerto dall'affermazione dei nostri
Maestri di benedetta memoria: "Perché nel secondo giorno non è detto che era buono?
Perché non era stata completata l'opera delle acque", e via di seguito.
Questo metodo è denominato darash ("omelia",
"ricerca"), a indicare che con esso si può indagare, inquisire e poi esporre in
pubblico, di fronte a tutti; parimenti, è stato chiamato aggadah o haggadah ("racconto"),
che ha in primo luogo la funzione di attrarre (tale è infatti il targum, che sa
attirare i cuori verso la giusta via), e in secondo luogo quella di raccontare cose
gradevoli che incantano chi ascolta.
4) Il quarto sentiero racchiude le
parabole e le allegorie, che sono presenti in tutti i libri. È qui che certuni cominciano
a separarsi dalla massa del popolo: la massa infatti comprenderà queste cose secondo uno
dei tre metodi di cui s'è parlato. Alcuni le prenderanno in senso letterale, altri le
commenteranno, altri ancora le intenderanno per via omiletica. Certuni invece arriveranno
a capire che sono parabole e le sonderanno. Qui si troveranno ad affrontare le questioni
degli omonimi che la Guida dei Perplessi (del Maimonide) ha già chiarito.
5) Il quinto sentiero è il solo
che racchiude le vie cabalistiche degli insegnamenti biblici. I quattro metodi che vengono
prima di questo sono accessibili a tutte le nazioni: alle masse i primi tre, ai sapienti
il quarto, con o senza gli altri. Invece, questo quinto sentiero è l'esordio degli stadi
della sapienza cabalistica, che è solo di Israele: è qui che noi ci separiamo dalle
masse del mondo, dai sapienti delle nazioni del mondo e dagli stessi Rabbi sapienti
d'Israele, che restano nella sfera dei tre metodi sopra ricordati e delle parabole.
Si coglie, ad esempio, lungo questo
percorso, l'indicazione dell'insegnamento che la Torà ci impartisce con la sua
prima lettera, che è la Beit di Be-re'shit, "In principio" (Gen.
1.1), che deve essere di dimensioni maggiori delle altre, così come devono esserlo
le ventidue lettere che si trovano in ognuno dei ventiquattro libri; o ancora con la forma
della lettera Cheit di we-charah (e si accenderà); o con le due Nun capovolte
nel passo relativo al versetto: Quando l'arca si muoveva (Num. 10.35).
Molte di queste cose ci sono state
trasmesse per tradizione interna ed esterna: grafie piene e grafie difettive, lettera
avvinte e lettere storte e via di seguito: i casi sono molti. Nulla della loro veridicità
è mai stato rivelato ad alcun popolo, se non alla nostra santa nazione: coloro che
percorrono la via degli altri certo se ne befferanno, pensando che queste grafie siano
insignificanti. Costoro sono tratti in inganno, e si sbagliano di grosso, mentre chi sa la
veridicità di questi sentieri, ne riconosce la superiorità e chiarisce i misteri,
che sono santi. Questo metodo costituisce l'esordio della sapienza generale della
combinazione delle lettere, e non è consigliato se non a coloro che temono Iddio, e
rispettano il Suo Nome.
6) Il sesto sentiero è
profondissimo: chi lo troverà? Di questa via è detto: È più lunga della terra la
loro dimensione, è più alta del mare (Giobbe. 11.9). Essa si addice a coloro
di cui si è detto poco sopra, i quali si isolano nella propria volontà di accostarsi al
Santo Nome, cosicché la Sua Opera, sia Egli benedetto, sia in loro stessi riconoscibile.
Sono coloro che, nel loro agire, pervengono ad assomigliare all'azione dell'Intelletto
agente. Dunque il nome di questo sentiero racchiude il segreto delle "settanta
lingue" (shiv'im lesonot), espressione che equivale, numericamente a
"combinazione delle lettere" (seruf ha-otiyyot). Tale percorso segna il
loro ritorno verso la Materia prima, tramite l'evocazione e la meditazione che si articola
nelle dieci sephirot senza determinazione, il cui segreto è santo. Ogni cosa che
appartiene alla santità è in numero di dieci: non è forse Mosè asceso dieci volte, e
la Shekhinà discesa altrettante?
Con dieci Detti non fu forse creato
il mondo, e con dieci Comandamenti non fu data la Torà? E molte altre decine
illustrano questo concetto. A questo metodo appartengono la ghematria, il notariqon, le
permutazioni, le sostituzioni, le permutazioni delle permutazioni, e le permutazioni delle
permutazioni delle permutazioni. A causa della pochezza dell'umano pensare, le
permutazioni si limitano a dieci, benché, in verità, esse siano illimitate, giacche sono
paragonabili alle particolarità delle creature, che sono infinite: sebbene la loro
materia sia unica, le loro forme mutano, e si manifestano in successivi segreti.
Con questo metodo si confuta
l'opinione che Rabbi Avraham Ibn 'Ezra, di benedetta memoria aveva formulato nel commento
alla Torà, a proposito del nome Eli'ezer e del suo valore numerico, che ammonta a
318 (trecentodiciotto). A proposito di lui è detto: Armò i trecentodiciotto suoi
uomini addestrati, i nati della sua casa (Gen. 14.14): in realtà sta scritto: Il
suo uomo addestrato, che corrisponde a Eli'ezer. Sebbene Ibn 'Ezra abbia affermato che
la Torà non si esprime attraverso la ghematria - poiché se così fosse
ognuno potrebbe mutare il male in bene, ed il bene in male - io non credo che egli fosse
all'oscuro della cosa; probabilmente intendeva occultare il segreto, ed aveva ragione,
proprio per quel che abbiamo detto a proposito delle prime tre vie, visto che tutto il suo
libro è stato scritto per la massa. Fanno eccezione alcuni passi che egli segnala
dicendo: "Questo è un mistero, e chi è dotato d'intelletto lo esaminerà e lo
comprenderà, qualora ne sia degno".
(Il sesto sentiero) è quel
glorioso e terribile sentiero tramite il quale si rivela un poco della conoscenza del Nome
Ineffabile, al quale s'accenna nel Libro della Formazione al secondo capitolo, dove
si trova detto che le ventidue lettere fondamentali sono tre madri, sette doppie e dodici
semplici: "le incise, le intagliò, le soppesò, le permutò, le combinò e con esse
formò l'anima di tutto il creato e l'anima di tutto ciò che è formato".
7) Il settimo sentiero è un
sentiero particolare, che racchiude tutti i sentieri, esso è il Santo dei Santi, è
riservato ai Profeti, è la ruota che tutto circonda. Chi lo comprende, comprende la
parola che dall'Intelletto agente promana sulla facoltà verbale. Si tratta infatti
dell'influsso che si propaga dal Nome, sia benedetto, alla facoltà verbale, tramite
appunto l'intelletto agente, come ha detto il maestro (il Maimonide), di benedetta
memoria, nella Guida dei Perplessi, libro secondo, al capitolo trentasei. Esso è
il sentiero della veridicità della profezia e della sua essenza, della conoscenza
dell'essenza del Nome Unico; solo un Profeta ne ha comprensione: giacche esso rappresenta
il principio che ha creato il discorso Divino sulla sua bocca.
Non è opportuno descrivere le
modalità di questo sentiero, che è chiamato sentiero Santo e santificato, in un libro,
né è possibile trasmettere, riguardo a Esso, alcuna tradizione, neppure per sommi capi,
a meno che, chi desidera conoscerlo, non apprenda prima, a viva voce, la nozione del Nome
di quarantadue lettere e di quello di settantadue.
Tratto dal libro: "Mistica Ebraica", edizioni Einaudi, 1995.
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