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  LA PROFEZIA E I PROFETI DI ISRAELE
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Abbiamo parlato prima del passaggio da navì a chakham, da profeta a saggio. Vediamo nei dettagli la differenza tra questi due stati della consapevolezza. Dallo Tzemach Tzedek:

"La differenza tra i profeti e i saggi che possedevano ruach ha-qodesh consiste nel fatto che la radice della comprensione dei profeti appartiene alla categoria di Netzach e Hod dei tre mondi Brià Yetzirà e Assià, o meglio, di Atzilut che si riveste nei tre mondi inferiori. Le differenze tra i vari profeti sono le seguenti: la profezia di Isaia proveniva da Netzach-Hod di Brià. Ezechiele è arrivato a Netzach-Hod di Yetzirà, che è una luminosità di Atzilut rivestita da Yetzirà. Soltanto Mosè ha ricevuto la sua profezia da Netzach-Hod-Yesod di Atzilut vero e proprio. Tuttavia, anche nel suo caso, tale percezione avveniva soltanto tramite Brià, senza tuttavia rivestirsene completamente…

I quattro maestri che sono entrati nel Pardes, che possedevano la Ruach ha-Qodesh, non arrivarono al livello della profezia, ma raggiunsero soltanto la luminosità di Yetzirà. Non è questo il caso della profezia, che invece si estende fino ad Atzilut. Detto ciò ci dobbiamo domandare come mai Rashbi (Rabbi Shimon bar Yochai, l'autore del Libro dello Splendore) e i suoi compagni, pur non essendo profeti e non essendo nemmeno entrati nel Pardes, in realtà compresero dei concetti così elevati ed eccelsi, ben oltre quelli percepiti dai profeti. Si pensi a ciò che viene descritto nell'Idra Rabba, a proposito dei Partzufim di Arikh Anpin, di Atiq Yomin e di Adam Qadmon (tra i più elevati concetti di tutta La Cabalà.). Così dicasi dell'Arizal, che acquisì una comprensione profonda e dettagliata di tutto ciò. Come fecero costoro a ricevere ancora di più di quanto ricevette Moshè? Ciò ha a che fare col detto rabbinico: "un saggio è preferibile ad un profeta". Ma ciò deve suscitare un'altra domanda: Non erano forse gli stessi profeti dei grandi saggi?

La spiegazione a tutto ciò è la seguente: la differenza tra la conoscenza dei saggi e la comprensione dei profeti è come quella tra la conoscenza dell'esistenza e la comprensione dell'essenza. Ciò che compresero i profeti era parte della stessa essenza. Ecco perché la profezia si chiama "vista" ("e hai visto la mia nuca..." "e vedrò Dio"... "e Dio gli si mostrò.."). Si tratta tuttavia di un esempio, e non della vista fisica vera e propria. Così traduce il Targum la frase "va-yiar elav": "va-itgalia lei", cioè "gli si rivelò". Il Segreto benedetto gli si rivelò. Nel caso dei saggi invece non si tratta di una rivelazione vera e propria ma della comprensione dell'esistenza. Ecco perché i Neviim arrivarono soltanto al Netzach - Hod - Yesod di Atzilut, poichè solo questi livelli possono rivelarsi interamente, dato che la natura di quelle sefirot è di discendere e di rivelarsi e di elargire al ricettore...

Per tali motivi si rivelano ai profeti, e tale rivelazione e comprensione dell'essenza contiene, rivestita al suo interno, la luce di Binà, che appartiene alla categoria della comprensione della Divinità presente nella Luce Infinita. Al suo interno è presente l'aspetto posteriore di Chokhmà, che va al di sopra dell'intelletto e della comprensione. Tuttavia l'interiorità della Sapienza non può discendere e rivelarsi ai profeti. I saggi invece compresero anche ciò che è all'interno di Adam Qadmon, dato che ciò costituisce la conoscenza dell'esistenza, ma l'essenza rimase loro completamente nascosta. Ecco perché poterono ricevere da livelli ben oltre quelli che possono rivelarsi. Ecco perché "il saggio è preferibile al profeta", poichè egli, tramite la sua sapienza, può conoscere altissimi livelli che non possono discendere in basso. Si tenga tuttavia presente che anche i profeti erano dei chakhamim, in grado di percepire i livelli superiori."

Dalle parole dello Tzemach Tzedeq comprendiamo come mai i messaggi dei profeti siano così vicini al mondo in cui viviamo, alle situazione socio-politiche della storia di allora e di adesso. Netzach e Hod, le sefirot più coinvolte nell'esperienza della profezia, sono la sede della capacità di dare consiglio ("i reni danno consiglio"), e le parole dei profeti sono piene di avvertimenti ed esortazioni preziose. Pur parlando sovente delle cose di questo mondo, le parole dei profeti contengono riferimenti simbolici ed esoterici agli stessi livelli sublimi che ci vengono poi descritti nei dettagli dai saggi. Nel caso degli insegnamenti cabalistici dei saggi non è facile però riconoscere in essi dei consigli pratici e delle direttive chiare. I saggi ci descrivono concetti astratti e metafisici, livelli sublimi e remoti. L'unione delle due condizioni della consapevolezza (chakham-navi) è uno dei compiti dell'era messianica. chkaham venavi = 137, come nevuà - chokhmà, come Cabalà.

 

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